Genova – In un momento d’oro per i musei italiani, così dichiara il bilancio entusiasmante del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, che parla di 5 milioni di visitatori in più nei musei statali nel 2017, la Open S.r.l. si vede costretta a chiudere il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce perché il numero degli accessi è talmente esiguo da mettere in difficoltà la S.r.l. di gestione.
“Nelle festività natalizie e soprattutto a Capodanno – spiega Elena Piazza, Open S.rl – in tutto il Comune di Genova i musei hanno registrato delle affluenze clamorose. Per Strada Nuova si è parlato di 2.000 accessi al giorno mentre qui ci sono stati giorni in cui sono arrivate due persone”.
Eppure la Liguria guida la classifica delle regioni più virtuose del 2017, sia per visitatori che per incassi, ed è Palazzo Reale di Genova che registra uno degli incrementi più marcati: +14% rispetto al 2016.
Nonostante questi dati incoraggianti, il Museo di Villa Croce sopravvive nell’emergenza: “Il problema potrebbe essere legato a una tipologia di mostre che probabilmente non risponde alle esigenze del pubblico genovese e dei turisti” continua Elena Piazza e noi ci chiediamo perché non si faccia qualcosa per andare incontro ai gusti dei potenziali visitatori, e soprattutto chi è a decidere il calendario.
“Le decisioni competono al Comitato di Villa Croce che emana le linee direttive in ambito curatoriale – precisa Alessia Moraglia, Open S.r.l. – ed è presieduto dal Comune di Genova, dalla Fondazione Palazzo Ducale e dai main sponsor tra cui gli Amixi di Villa Croce”.
Qui le cose cominciano a complicarsi. Quanti sono i soggetti che ruotano intorno al Museo?
Leggiamo cosa dice il sito istituzionale.
C’è un direttore cui è affidata la responsabilità complessiva del museo e delle collezioni.
C’è la società concessionaria Open S.r.l. (una start-up femminile, N.d.A.) che, con il progetto “Open your art”, a settembre 2016 ha vinto il bando promosso da Fondazione Garrone e che assicura il servizio di accoglienza, biglietteria e information desk, di assistenza alla visita e controllo nelle sale, servizi complementari, anche di tipo commerciale, di mediazione, marketing, comunicazione, didattica. Come previsto nel business plan di gestione, fa conto sui proventi della programmazione artistica e garantisce lo svolgimento materiale e operativo del programma stesso.
C’è il Comitato di indirizzo, presieduto dall’Assessore alla Cultura e formato da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura (che esprime anche il curatore del museo, N.d.A.) e dagli sponsor istituzionali con funzioni di indirizzo strategico, posizionamento e governance complessiva del Museo in relazione al sistema culturale della Città e consultive sulle attività.
C’è il Comitato operativo, composto dal Dirigente Settore Musei e Biblioteche, Direzione Palazzo Ducale, Direttore Museo, Curatore Museo, Rappresentante della società concessionaria e Rappresentante dell’Associazione Amixi, con funzioni di monitoraggio della gestione, garante della rispondenza complessiva dell’attività al budget assegnato e della regolarità delle voci di spesa in esso contenute.
C’è l’associazione Amixi di Villa Croce che concorre alla valorizzazione e promozione del Museo, un’associazione culturale nata per sostenere le mostre, gli eventi e le attività di Villa Croce nella sua innovativa gestione pubblico privata.
Quali sono i rapporti tra i diversi attori?
La questione pare stia nel far dialogare questi soggetti tra loro, in particolare la parte manageriale con quella della direzione artistica, soprattutto dopo la nomina dell’ultimo curatore: “Noi come Open S.r.l. siamo all’interno del comitato che non emana le linee direttive ma semplicemente le mette in pratica” puntualizza ancora Alessia Moraglia che poi conferma l’assenza della S.r.l. di gestione alla conferenza stampa di presentazione della nuova stagione, avvenuta alla fine del dicembre scorso: “Noi eravamo in biglietteria”.
Quindi ricapitoliamo: chi dovrebbe far conto sui proventi della programmazione artistica per portare avanti la gestione del museo, di fatto ne è escluso nonostante il suo business di gestione sia stato scelto proprio perché “sono stati fatti studi di fattibilità, di marketing e del mercato dell’offerta culturale genovese” interviene Elena Piazza e puntualizza: “Qui il problema è che c’è un soggetto privato, che siamo noi, che subisce una decisione su un prodotto da vendere e che non è effettivamente libero di agire come un privato che ha una concessione museo”.
Il problema è che il soggetto terzo privato, scelto per portare avanti il rilancio di Villa Croce, è escluso dalle decisioni sulla linea editoriale del museo ma ne subisce le conseguenze: “Se io rilevo delle difficoltà, per esempio sulla fruizione – conclude Paola Inconis, Open S.r.l. – queste non dovrebbero essere imputate solo alla Open S.r.l. ma a tutto il tavolo che si occupa di un museo che è pubblico”.
Un altro caso di maniman? I giovani vanno a lavorare all’estero? Forse fanno bene.
Ascoltate le interviste, dove si parla della struttura mista pubblico-privata del museo, di bandi pubblici in campagna elettorale, e dove si cerca di capire chi comanda a Villa Croce.
Simona Tarzia
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La risposta dell’Assessora alla Cultura:
Museo di Villa Croce, l’Assessora Serafini: “Siamo in silenzio elettorale”. A noi nessuna risposta
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.
Spiace dirlo, ma dopo aver letto il bando della fondazione Garrone, grazie al quale le tre vincitrici hanno potuto svolgere il loro splendido lavoro, un po’ me lo aspettavo che finisse così. Ancora una volta si è cercato di fare le cosa “a costo zero” per l’Amministrazione cittadina; ancora una volta si è cercato di sfruttare idee ed energie dei giovani senza investire su di loro.
Cambiare sede al museo, liberarlo dalla pletora di “comitati” che lo governa, assumere (con veri contratti di lavoro a tempo indeterminato) il giusto numero di persone per farlo funzionare (ma questo vale per ogni cosa…) e finanziarlo adeguatamente.
Questo serve, non i “contest” di idee per sopravvivere un altro anno.
io sono un appassionato d’arte, sono venuto alcune volte a villa croce, ma non mi sono mai innamorato delle mostre che erano allestite…
troppa sperimentazione??? troppo spinte le idee??? o erano cagate che chiunque era in grado di fare???
e dall’articolo si capisce che ci sono troppe persone in ballo (persone e enti) per avere risultati economici
dino galiazzo
Sono contento di aver scoperto questo blog