I fenomeni migratori non sono un fatto nuovo, sono sempre esistiti e spesso vengono determinati da scelte che non sono individuali e libere ma fortemente influenzate da un contesto fatto di guerre, fame, persecuzioni.
Se vogliamo comprendere davvero le ragioni più recenti che stanno alla base di questi spostamenti di massa che tanto disturbano l’emotività della gente, dobbiamo andare a fondo e sondare le nostre responsabilità.
I fenomeni migratori non sono inaspettati. Un’analisi attenta non può prescindere dalla valutazione che fin dai tempi della prima espansione coloniale l’Europa ha disseminato i continenti di eserciti e ne ha saccheggiato le risorse naturali con uno sfruttamento sistematico che negli ultimi decenni dell’800 raggiunge dimensioni nuove e sconosciute.
Questo atteggiamento predatorio si sfoga sull’Africa, in particolare.
Avete mai guardato con attenzione una carta politica dell’Africa? Le geometrie perfette dei suoi confini?
La geografia è la descrizione del mondo fatta da chi detiene il potere. Alla Conferenza di Berlino del 1884, che avrebbe deciso le sorti e la spartizione del continente, nessuna delegazione africana fu invitata.
L’Africa divenne così l’espressione delle relazioni di potere tra le potenze coloniali europee che ne segnarono le frontiere violentandone la geografia e le coscienze, senza rispettarne le territorialità radicate e preparando il terreno ai conflitti etnici che ben conosciamo. Uno sconvolgimento tanto prevedibile quanto ignorato, figlio della meccanica cieca delle forze politiche, schiavo degli interessi economici e permeato di un razzismo ormai esplicito e autonomo.
Neppure il processo di decolonizzazione, avviato nel secondo dopoguerra, è riuscito a farsi propulsore di una crescita autonoma. La nuova libertà politica si è trasformata ben presto in dipendenza economica e l’ombra delle multinazionali oggi si piega su questi governi fantoccio, lasciando solo devastazione e miseria.
Memoria corta la nostra mentre sbraitiamo “aiutiamoli a casa loro”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.