Nel 1968 i giovani avevano la sensazione di essere chiamati a dare inizio a una nuova era, nata tra i banchi di scuola, all’insegna dell’immaginazione, della critica e contro tutto ciò che era codificato da secoli di conformismo e ancora sopravviveva nelle coscienze dei loro contemporanei.
Questa pretesa di cambiare la realtà, queste speranze, questo affermare che la scuola deve essere la vita riflettono un problema che ancora oggi appare irrisolto: la scuola è in grado di produrre, accanto all’istruzione, la formazione? È in grado di attivare processi che non si esauriscano nel solo sapere?
L’istruzione è l’astratto che interessa per sé, ma quando diventa modello per il domani, quando riesce a creare un ambiente dove si possano sviluppare solidarietà, ideali e coscienza civile, solo allora diventerà formazione. La scuola non deve fornire dei lavoratori ma, prima di tutto, dei cittadini.
Oggi è ancora possibile? Come negli iceberg ciò che si vede è appena un ottavo della massa di ghiaccio e la montagna smisurata è solo la cima, la parte appariscente di ciò che sprofonda sotto le acque, così il disagio della scuola è appena uno dei segni di un disagio più grande, di una rovina nella quale le istituzioni stesse precipitano.
Sono in crisi la cultura, la società e la crisi è nei valori, nei principi e non si tratta di cercare nuove aule, di parlare di palestre attrezzate o di fare delle riforme ma di comunicare ai giovani degli ideali che li aiutino a non trasformarsi in uomini – massa.
Oggi la scuola è, troppo spesso, una cinghia di trasmissione, un medium generalista come la TV, dove il dibattito ha poco posto e che produce solo operatività.
Forse sono da mutare le funzioni istituzionali della scuola. Forse ad essa non può più competere la sola funzione di trasmettere i valori ma la loro verifica. Deve contribuire anche alla loro caduta se davvero è loro destino cadere, contribuire a salvare quelli che ancora appaiono salvabili e studiare le prospettive per proporne di nuovi.
Non più cinghia di trasmissione ma momento attivo, non più luogo dove si custodiscono le mummie di una civiltà in rovina ma edificio dove sia possibile avviare lo spirito critico, dove i giovani possano acquistare la coscienza che gli occorrerà per costruire un mondo migliore.
Oggi ricomincia la scuola. Questo giorno, ragazze e ragazzi, tenetevelo dentro e ricordate che nessuno potrà mai rubarvi il pensiero.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.