No, non stiamo per presentarvi l’ultima frontiera dei film erotici. Il food porn è l’estetizzazione del cibo che si fa piacere voyeuristico da mangiare con gli occhi.
“L’anoressia è la metafora di un’epoca che enfatizza il corpo magro e, insieme, produce un grande desiderio di cibo, paragonabile a quello sessuale”.
Così Luisa Stagi, nel suo ultimo libro “Food Porn. L’ossessione per il cibo in TV e nei social media”, ci offre la sua interpretazione della condizione umana al tempo della comunicazione di massa, un tempo in cui i media si insinuano dappertutto senza chiedere neppure un atto di partecipazione, si impongono condizionando gusti e comportamenti.
In un contesto mediatico che ci appare molto immediato e semplice, la narrazione del cibo nasconde, invece, più di un discorso politico. Primo fra tutti il messaggio del corpo magro come sinonimo di buona cittadinanza. “Nella società neoliberale, cioè una società dove è venuto meno il welfare state, la makeover television – ci svela Luisa Stagi – nasce precisamente dall’esigenza di contrattare la spesa sanitaria. Il messaggio di questi format è proprio questo: l’individuo contemporaneo immerso nella società neoliberale deve badare a sé stesso, essere costantemente sotto auto sorveglianza e il corpo magro parla di questa sua capacità di essere un buon cittadino, un cittadino che non peserà sulla spesa sanitaria”.
Fatto salvo, poi, che è costantemente bombardato da fotografie e trasmissioni televisive che innalzano il cibo ad atto gastronomico spettacolare.
Ma chi è l’attore principale di questa spettacolarità? Quasi sempre un uomo.
“Sul territorio del cibo – continua Luisa Stagi – agiscono in maniera forte le dinamiche di genere, fondate sull’idea che il nutrimento sia un dovere femminile e una competenza maschile. Le immagini televisive ci mostrano donne che cucinano ma non sono chef, donne che impersonano un tipo di femminilità legata alla cucina domestica. Le icone maschili, invece, ci vengono presentate come sinonimi di professionalità: ritratti in studi scintillanti e sempre in divisa, gli chef sono il simbolo della virilità e cucinare per loro è un piacere”.
La narrazione del cibo è un fatto complesso, provoca emozioni che influenzano e condizionano le scelte della gente, induce sensi di colpa e insieme stimola al consumo, produce schemi di comportamento spesso falsi.
La narrazione del cibo è il risultato di un sistema che mira a difendere gli interessi economici e politici dominanti, che enfatizza i confini di ceto mostrandoci una borghesia che sola detiene i codici del gusto, che diventa, dunque, un mezzo di condizionamento e controllo sociale.
In questo libro Luisa Stagi ci rivela alcuni meccanismi che è importante conoscere per non esserne suggestionati.
Simona Tarzia
Luisa Stagi
Food Porn. L’ossessione per il cibo in TV e nei social media.
Egea, 2016, 149 pp.
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.