Parlare di periferie a Genova non è corretto. Genova è policentrica. Bene! L’ho scritto. Ora posso parlarne liberamente.
La periferia che mi interessa è quella su cui normalmente pesano le servitù di una città e i disagi. La realtà è questa.
Che cosa direi a un “foresto” per spiegargli la distribuzione delle funzioni di questa città appenninica in bilico sul mare?
Il centro è da sempre destinato alle attività direzionali, in Val Polcevera e nel Ponente le industrie, a Levante le abitazioni di prestigio e in Val Bisagno alcune importanti strutture di servizio. Nel quartiere di Marassi, porzione di città selvaggiamente urbanizzata nel secondo dopoguerra, troviamo lo stadio e il carcere e man mano che si procede lungo l’argine del Bisagno, addentrandoci nel quartiere di Staglieno, scopriamo il cimitero monumentale, bellissimo e lasciato nell’incuria, poi la Volpara, coi veleni dell’inceneritore, i macelli e un paio di rimesse dell’AMT.
Il Ponente della città ha pagato un conto salatissimo al processo di sviluppo industriale e portuale. Cornigliano ha avuto il suo contributo in termini di posti di lavoro ma ha pagato con tanti decessi per l’aria insalubre. Secondo alcune stime le cose sono migliorate ma non completamente. Rimane una delle zone a più alta mortalità. Esistono delle statistiche che dimostrano questa criticità, persone competenti ci hanno lavorato, bisogna aspettare che qualche amministratore di buona volontà e coscienza le legga e ponga rimedio.
Alcune zone sono state riqualificate, ma subiscono la presenza della gigantesca discarica di Scarpino e del depuratore inefficiente e maleodorante adiacente al ponte di Cornigliano. Tralascio commenti sulle vergognose condizioni di sovraffollamento e scarsa igiene in cui sono lasciate le persone che abitano nel campo spontaneo proprio di fianco a Villa Bombrini. Subito fuori dal campo, lato strada, abbiamo le latrine che presumibilmente servono decine di persone.
A Ponente sono stati costruiti quartieri dormitorio come il San Pietro, le “lavatrici” tanto per intenderci, dove l’unico servizio è il trasporto pubblico.
Il caffè, fino a un po’ di tempo fa lo potevi prendere dal tabacchino. Encomiabile lui, vergognoso l’isolamento in cui sono stati abbandonati i cittadini da tutte le amministrazioni. Lì andremo presto tra i cittadini e poi sentiremo le promesse dei candidati sindaco. Il centro storico merita una menzione a parte. In questi mesi si parla di movida, di rumore, di attività che rischiano di chiudere, di abitanti che vogliono sicurezza. In molte città europee, penso a Barcellona, la movida ha un’accezione positiva mentre qui crea soltanto guai. Oltre alla sicurezza, esiste un problema di cultura del bene comune. Vanno chiusi i locali non in regola, quelli che somministrano alcolici ai minori. Va fatto un controllo delle licenze e verificato il loro corretto utilizzo da parte delle associazioni culturali. Quelle fasulle vanno chiuse perché sono la fonte primaria di concorrenza sleale e producono profitti in nero. Credo che ci sia anche la necessità di abbassare l’età media dei vigili urbani, tenere negli uffici un presidio minimo, rinnovare il personale e utilizzarlo nelle zone di maggiore criticità in sinergia con il Ministero dell’Interno. Sull’utilizzo dell’esercito ho molte perplessità. Rimango aderente al concetto che la polizia debba controllare il territorio interno allo Stato e l’esercito debba difendere i confini esterni. L’attuale Sindaco, forse mal consigliato, ha cercato di porre rimedio a questi problemi con interventi che hanno scontentato tutti, dimostrando di non avere le ricette giuste per il cuore storico della città. Il futuro primo cittadino, quale che sia, dovrà mettere velocemente mano a questi nodi cruciali che rischiano, da una parte, di veder chiudere molte attività con pesanti ripercussioni sull’occupazione, dall’altra di riconsegnare il centro storico nelle mani della malavita. Bisogna spezzare una lancia in favore di questa amministrazione perché nella nostra città è aumentata la presenza di croceristi, l’acquario è una grande attrattiva e il Porto Antico è una bella terrazza su mare. Dobbiamo solo diventare più simpatici perché, francamente, per godersi il centro storico e cenare in uno dei tanti locali, si deve fare i conti con il parcheggio e i vigili urbani. Capiamoci, è doveroso sanzionare comportamenti contrari al codice della strada, è altrettanto doveroso risolvere il problema del parcheggio. Diciamo che un atteggiamento costruttivo sarebbe avvertire i cittadini che da una certa data scatteranno le sanzioni, e divulgare questa informazione tramite i media. Non si può passare dal lassismo alla tolleranza zero. Nello stesso tempo comunicare anche che si sta studiando il modo di risolvere il problema dei parcheggi. Insomma, la cosa migliore sarebbe avere un’amministrazione collaborativa e non punitiva. Ancora nessuno dei candidati intervistati ci ha parlato dei parcheggi a pagamento. Costo orario 2,50 euro. A Sanremo costano 70 centesimi e a Montecarlo 50 centesimi. Ho come la sensazione che la tariffa genovese non sia quella più competitiva. Al netto di chi sarà il prossimo sindaco e, considerando che l’attuale amministrazione nei primi mesi del 2017 tirerà i remi in barca, penso sia logico tenere quanto di buono è stato fatto (statisticamente neanche Marco Doria può aver sbagliato tutto!) e risolvere i problemi organizzando un Comune meno accentratore e più attento alle esigenze delle delegazioni che troppo spesso sono state sacrificate sull’altare dell’industria pesante e delle servitù che ne hanno deturpato il volto.
Lo sforzo dei nuovi amministratori, se nuovi saranno, dovrà concentrarsi su una vera riqualificazione ambientale ma soprattutto sociale di questi “centri” che altrimenti diventeranno fatalmente periferie.
Mi viene in mente una canzone di un amico che recitava pressappoco così: “sono vissuto ai margini della follia, della droga, della fama e della ricchezza. Ora abito ai margini della città. Una normalissima vita ai margini.”
fp
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Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.