Come si fanno a salvare 910 m² di foresta, a risparmiare 390 chili di cereali e 403mila litri d’acqua, a evitare 936 chili di emissioni di CO2, tutto in un solo anno?
È sufficiente scegliere di rinunciare a una bistecca da mezzo chilo, una volta a settimana.
I dati che provengono dal rapporto LAV ”I costi reali del ciclo di produzione della carne”, infatti, calcolano che la produzione di un chilo di carne di manzo necessiti di 10 chili di mangimi e 15.500 litri d’acqua e che emetta tanta CO2 come un’automobile che percorre 250 km, all’incirca la distanza tra Roma e Firenze.
Non a caso gli allevamenti sono la terza fonte di emissioni di CO2 a livello mondiale dopo le installazioni industriali e i trasporti.
Sarà anche per questo che sempre più italiani si convertono al vegetarianismo. Secondo l’Eurispes, a gennaio 2016 l’8% degli italiani ha scelto una dieta vegetariana: il 7,1% si dichiara vegetariano e l’1% vegano.
“Chi sceglie un’alimentazione basata sui vegetali riduce la propria impronta ecologica – spiega Denise Filippin, biologa nutrizionista – perché provoca meno sfruttamento delle risorse naturali, meno inquinamento dell’aria, meno inquinamento delle acque, meno deforestazione. Quindi gli ambienti sono preservati e questo è un aspetto molto importante perché, una volta che il pianeta viene depauperato, si provoca un danno irreversibile sia agli esseri umani che a tutti gli animali che lo abitano”.
Chi mangia animali consuma le risorse della Terra quattro volte di più di chi non lo fa. È quanto emerge dal “Feeding a thirsty world”, lo studio dello Stockholm International Water Institute (SIWI), che sottolinea come l’eccessivo consumo di suolo e di acqua legato agli allevamenti di animali da macello porterà entro il 2050 a gravi carestie.
Si prevede che tra una quarantina d’anni la popolazione mondiale passerà da sette a nove miliardi. A questo aumento costante del numero di persone corrisponde un altrettanto costante diminuzione delle risorse alimentari: la FAO denuncia che sono circa 795milioni le persone che, nel mondo, si addormentano affamate.
Il futuro dell’alimentazione, dunque, si prevede vegetariano? E l’uomo, è davvero un carnivoro?
L’uomo è onnivoro. Significa che può mangiare tutto ma non che deve mangiare tutto!
“Il problema di dove trovare le proteine è solo un mito nutrizionale – continua Denise Filippin – e ne sono un esempio le lenticchie: 100 grammi di questo legume contengono il doppio delle proteine di un uovo. Seguire una dieta di tipo vegetale è possibile anche per un atleta agonista: Carl Lewis ha dichiarato che dopo il passaggio a questo tipo di alimentazione ha visto migliorate le proprie prestazioni. L’importante è mangiare in maniera variata”.
In tema di cibo viviamo una dittatura della consuetudine dove mangiare gli animali è visto come un comportamento naturale e tendiamo, per pigrizia, a rifiutare le alternative e a vivere di luoghi comuni.
I vegani mangiano solo cose dai nomi strani?
“In realtà è un luogo comune – precisa Lucia Valentina Nonna, scrittrice che nel suo blog La balenavolante si racconta con le sue ricette veg – nel senso che si pensa che i vegani debbano mangiare cose come seitan, tofu, mopur. In realtà la cucina vegana è una cucina tradizionale a base vegetale che ha molti piatti conosciuti come la pasta al pomodoro, la vellutata di zucca o, per noi che viviamo in Liguria, la farinata. Sono tutti piatti vegani e assolutamente comuni”.
Quindi è uno stereotipo anche il credere che i piatti vegani siano molto costosi?
“Quest’altro luogo comune nasce dal fatto che si pensa che i vegani mangino cose dai nomi strani e quindi debbano comprarle chissà dove, soprattutto in quei negozietti biologici dove un fagiolo, per dire, costa dieci euro. Io faccio la spesa al mercato per quanto riguarda la frutta e la verdura oppure al supermercato per i legumi o i cereali”.
La scelta vegan è semplice e alla portata di tutti.
Che sia determinata da ragioni etiche o salutiste o di impatto ambientale è comunque un primo passo verso la consapevolezza che tutti gli esseri viventi hanno diritto alla vita e che tutti condividiamo lo stesso pianeta.
Simona Tarzia
Una ricetta per cambiare il mondo…o quasi
INGREDIENTI
per il veg pesto: 400 gr di basilico; 2 spicchi d’aglio senz’anima; 4 cucchiai di olio extra vergine d’oliva; 1 pizzico di sale; 150 gr di pinoli.
per il condimento: 400 gr di fagiolini; 4 grosse patate; olio evo; 1 pizzico di sale; 3 panetti di tofu al naturale (da 125 gr ciascuno).
per le lasagne: 250 gr di pane carasau; una manciata di pane integrale grattato (per fare la crosticina);
per il brodo vegetale: acqua; 1 carota; 1 cipolla; 2 spicchi d’aglio; 1 gambo di sedano; mezza zucchina; 1 pezzo di alga kombu (oppure 1 cucchiaio di miso di riso quando il brodo si raffredda); 2 foglie di cavolo. Io ho usato le verdure che avevo in frigo.
Fate il brodo come siete abituati, purchè sia veg. Al posto del dado io uso l’alga kombu oppure quando il brodo si raffredda aggiungo un cucchiaio di miso di riso, molto saporito e ricco di fermenti, vitamine e sali minerali.
Ho immerso le fette di pane carasau nel brodo vegetale per qualche istante e poi messe a scolare.
Nel frattempo ho preparato il tofu cuocendolo a vapore per una decina di minuti, finchè si è ammorbidito. L’ho scolato per bene, strizzandolo un po’, e poi l’ho frullato fino a ottenere una mousse, che ho aggiustato di sale e condito con un filo d’olio evo.
In un mortaio, armata di pestello, ho triturato il basilico insieme ai pinoli (non tutti, ne ho tenuta una parte per la decorazione finale), all’aglio senz’anima e aggiunto poi l’olio evo e il sale.
A parte ho cotto al vapore le patate e i fagiolini.
Una volta pronte, ho grattuggiato alla julienne le patate (che di fatto si sono spappolate) e sistemato uno strato sopra al pane carasau. Ho fatto a pezzetti i fagiolini e sistemato uno strato sopra le patate. Ho preso la mousse di tofu e spalmata sopra i fagiolini e le patate, e da ultimo ho aggiunto del pesto.
Sopra ho messo un altro strato di carasau, e ho ripetuto i vari strati nello stesso ordine patate/fagiolini/mousse di tofu/pesto.
Il top delle lasagne è fatto con pane carasau, una manciata di pinoli interi, un po’ di pesto, fagiolini e del pane integrale grattuggiato.
Ho infornato finchè la casa non si è riempita dell’inconfondibile profumo delle lasagne. Volendo a questa versione si possono aggiungere dei pomodorini secchi.
Buone feste da Lucia Valentina Nonna
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.