Genova – Sono molto scettiche le associazioni che compongono il coordinamento Gestione Corretta Rifiuti Liguria (GCR): “il problema è che si creerà un monopolio privato – denuncia Mauro Solari – e per 20 anni Iren avrà la concessione e la proprietà degli impianti genovesi. I monopoli privati poi fanno quello che vogliono, come aumentare la TARI.
Noi riteniamo che i monopoli oggettivi come quello della raccolta dei rifiuti debbano essere pubblici. Non lo diciamo solo noi, lo ha detto anche il referendum sull’acqua, lo hanno detto 27milioni di italiani”.
Preoccupa anche il fatto che la governance proposta per la nuova società, concentri i poteri nelle mani dell’Amministratore Delegato a nomina Iren e li sottragga al Presidente di nomina Comunale. Essi, infatti, sarebbero limitati all’audit interno e ai rapporti con il Comune e la Città Metropolitana e riserverebbero al Presidente un ruolo puramente onorario. Dunque, anche una piccola modifica del piano industriale, per migliorare ad esempio la raccolta differenziata o per adeguamenti di legge, dovrà avere il beneplacito di IREN.
Rifiuti S.p.A.
Iren S.p.A. è la holding che detiene la maggioranza delle azioni delle società che costituiscono il gruppo e che operano nei settori dell’energia, elettricità e gas, dell’acqua e dell’ambiente, dove con ambiente si intendono i rifiuti.
È una multiutility, cioè una società multiservizi.
Opera in Emilia Occidentale, a Parma, Piacenza e Reggio Emilia, in Piemonte, a Torino, in Liguria, a Genova.
Possiede tre inceneritori: quello di Ugozzolo a Parma, Borgoforte a Piacenza e il Gerbido a Torino.
I dipendenti di tutto il gruppo sono oltre 6.000.
Per farvi un’idea, ecco le slide presentate da Pino Cosentino, del Comitato Acqua Bene Comune, all’incontro pubblico organizzato a Genova il 24 gennaio scorso dal GCR, presso il salone di rappresentanza di Palazzo Tursi:
“Iren è a maggioranza pubblica ma ha soci privati – precisa Solari – è quotata in borsa e si comporta come un’azienda privata. Non può farne a meno perché le norme sulle S.p.A. dicono che le aziende devono guadagnare. Noi siamo contrari al fatto che si guadagni sui servizi pubblici. La tariffa deve essere la più bassa possibile. Se c’è un utile significa che sono soldi sottratti ai cittadini”.
Un film già visto
I monopoli oggettivi sono e saranno sempre più in futuro il business maggiormente redditizio.
Lo sanno bene i genovesi che già conoscono Iren (Ireti): nel periodo in cui ha gestito il sistema idrico integrato le tariffe dell’acqua sono aumentate del 5% ogni anno oltre all’inflazione.
“Questa società ci ha già dimostrato come lavora – riferisce Solari – ha un 23% di utili, che è una cifra altissima e che vengono raggiunti perché l’azienda non fa manutenzioni”.
Allarme diossine
Il nuovo piano industriale di Amiu previsto nella proposta di delibera di aggregazione, detto ottimizzato, prevede di minimizzare la raccolta differenziata per produrre il CSS. “Il Combustibile Solido Secondario – spiega Solari – è ottenuto dalla parte secca dei rifiuti, come plastica e carta”. È un combustibile a tutti gli effetti e come tale viene inviato agli inceneritori o alle cementerie o agli impianti di produzione di energia elettrica perché lo smaltiscano ma bisogna pagare. Se si recupera la materia, invece, è il CONAI che paga. Poco, ma paga. Quindi i cittadini ci rimettono a fare il CSS”.
Non sono solo i soldi a essere sottratti ai cittadini.
Le cementerie e gli impianti di produzione di energia elettrica come le centrali a carbone, non hanno depuratori idonei, in particolare per l’abbattimento delle diossine. “Se il CSS verrà usato per alimentare, ad esempio, le centrali a carbone – conclude Solari – si avrà un effetto cosiddetto di diluizione. I fumi della combustione del carbone si uniscono a quelli del CSS e da un punto di vista formale avremo il rispetto dei limiti di legge. Sostanzialmente, invece, ci saranno le emissioni di diossine”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.