Marco Doria, il mago del dribbling

Genova – Un centinaio di persone all’incontro tra Giuliano Pisapia e Marco Doria, con la moderazione di Gad Lerner, sul progetto di nuova aggregazione del centro sinistra che dovrebbe colmare il vuoto post referendario lasciato da Renzi, saldare le divisioni nel PD ma soprattutto sanare le differenze.

Una nuova coalizione rivolta a quei sentimenti di solidarietà, pacifica convivenza ed empatia verso i nostri simili che vengono identificati come ”di sinistra”.
Un’alleanza aperta, vorrebbe Pisapia,  che “trasformi la disillusione in impegno per riunire le forze di sinistra in grado di assumersi una responsabilità di governo”.

Un bagaglio valoriale in cui il Sindaco uscente e quello meneghino si ritroverebbero. Il nostro primo cittadino ha parlato, infatti, di società arrabbiata, di possibili mutamenti pericolosi, di derive nazionaliste, per cui il nuovo contenitore proposto da Giuliano Pisapia, cioè Campo Progressista, potrebbe rappresentare il voto salvifico.

Si è anche tolto qualche sassolino dalla scarpa Marco Doria ricordando alla platea che la sua posizione, nei momenti peggiori della sua amministrazione, è stata di totale solitudine.
Non poteva mancare una nota polemica sul Movimento 5 Stelle e sull’uscita di Paolo Putti. “Il “vaffa” è lo slogan che ha raccolto più consensi” ma alla lunga non porta a risultati duraturi, Pizzarotti e Putti ne sono un esempio.
Ho subito pensato a Fassino e alle sue capacità divinatorie.

Le prime file occupate da molti politici del PD, Alessandro Terrile e il Vicesindaco Stefano Bernini, l’Assessore Elena Fiorini, Mario Tullo, Stefano Quaranta di Sinistra Italiana, Luca Borzani. Non nascondo che eravamo tutti un po’ in attesa del “per questo motivo mi ricandido” oppure “ non mi ricandido e torno a fare il professore”.
Ugo Tognazzi, pessimo cuoco ma grande attore, avrebbe timbrato l’ora e mezza di incontro con un sostantivo che non voglio usare.
Ho avuto, però, la netta sensazione di aver colto a un certo punto del discorso del nostro Sindaco un “antani come se fosse sbiriguda”. D’altronde i nobili apprendono sin da piccoli l’arte di disorientamento e culeggio che permette loro di coniare frasi senza un significato compiuto facendole passare per un insieme di parole dotte e quindi credibili.

Alla fine, dopo aver cercato invano di capire di cosa si era veramente parlato, con un po’ di vergogna ho fermato Franco Manzitti per chiedergli: “direttore, ma lei cosa ha capito?” la sua risposta è stata lapidaria: “non c’era niente da capire. I nobili sono esperti nel dribbling, lo imparano fin da bambini”.

fp

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.

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