IPLOM: spostare a Roma il controllo sulla bonifica? Arriva il NO del Governo

Genova – Il 28 gennaio scorso la popolazione della Valpolcevera scende in piazza esasperata dall’attesa di una bonifica che tarda a venire e preoccupata che la richiesta dell’azienda di spostare a Roma i poteri di controllo sulla bonifica possa determinare un declassamento del reato.

I fatti
Il 17 aprile 2016 collassa un tubo dell’oleodotto IPLOM Multedo-Busalla e 680.000 litri di greggio finiscono nei rii Pianego e Fegino e nel torrente Polcevera.
“Subito dopo la messa in sicurezza di emergenza – spiega Antonella Marras, portavoce del Comitato Spontaneo Cittadini Borzoli e Fegino – l’azienda doveva presentare un piano di caratterizzazione come previsto dall’art. 242 del T.U. Ambiente.
Il piano è stato presentato ad agosto 2016 ma ARPAL ha richiesto ulteriori precisazioni sia in merito all’alveo, da analizzare più in profondità, sia al fiume Polcevera, che è stato considerato a livello industriale e invece è un fiume vivo, dunque i parametri di riferimento non sono quelli di un sito industriale”.

Non solo.
L’azienda chiede, in base all’articolo 305 del T.U. Ambiente, di spostare il controllo sulla bonifica dei tre rii al Ministero dell’Ambiente.
“Agli enti locali resterebbero solo i 100 m² dello sversamento – continua Antonella Marras – e questo ci preoccupa perché la legge prevede la possibilità di effettuare una transazione, se non viene riconosciuto il disastro ambientale ma solo un mero incidente, e risolvere tutto con una multa”.
Insomma, chi ha generato il problema ne determinerà anche la soluzione?

Indagine sanitaria mai avviata
Gli abitanti della Valpolcevera chiedono da sempre l’installazione di centraline per rilevare la qualità dell’aria, che diventa irrespirabile per i miasmi soprattutto durante il lavaggio delle vasche o nelle operazioni di carico e scarico.
Inoltre “non è mai stata avviata un’indagine sanitaria – continua Antonella Marras – anche se siamo in zona rossa per livello di mortalità”, come emerge dai dati raccolti da Valerio Gennaro, epidemiologo e referente provinciale per Genova di Medici per l’Ambiente (ISDE), che ha mappato tutto il territorio del capoluogo ligure.

“Siamo in zona rossa anche per il piano emergenza esterno – conclude Antonella Marras – perché IPLOM è un’azienda a rischio di incidente rilevante ed è obbligata a elaborare dei piani che diano indicazioni alla popolazione su come comportarsi in caso di incidente. Questo piano è scaduto nel 2015, oggi la prefettura lo sta rielaborando ma non è mai stato portato a conoscenza della popolazione. La sera dell’incidente nessuno di noi sapeva cosa fare”.

L’interrogazione parlamentare di Stefano Quaranta, Sinistra Italiana

Interrogazione parlamentare

Il governo risponde all’interrogazione e riconosce al comune la competenza del procedimento di bonifica
“Con riferimento alle questioni poste dagli interroganti, sulla base degli elementi acquisiti si fa presente, in via preliminare, che la competenza in materia di siti contaminati, che non siano stati individuati di interesse regionale o nazionale, e la conseguente bonifica è del Comune, residuando in capo all’amministrazione regionale esclusivamente le funzioni pianificatore e programmatore degli interventi sostitutivi, nonché quelle di coordinamento  e indirizzo nel confronti delle Province e dei Comuni, mentre resta in capo al Ministero dell’ambiente la competenza in materia di danno ambientale”.

Ha risposto cosi, oggi, la sottosegretaria all’ambiente Silvia Velo in merito alla richiesta di chiarimenti circa i ritardi riguardanti i procedimenti di bonifica delle aree contaminate e la richiesta di Iplom di trasferire al Ministero la competenza dei lavori.

“La risposta del governo – dichiara Quaranta – riconosce piena legittimità al Comune per quanto riguarda la competenza del procedimento. Adesso non c’è più tempo da perdere, il Comune ha già riavviato il procedimento per l’approvazione del Piano di caratterizzazione, mi aspetto che Iplom presenti quanto prima le integrazioni richieste non osteggiando più l’iter di bonifica”.

Simona Tarzia

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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