Maurizio Lo Bartolo è un atleta vero. Soprattutto è lo spessore umano che ne fa una persona speciale.
Se nella nostra “normalità” quotidiana ci sentiamo un po’ giù, se le difficoltà sembrano insormontabili, vi consigliamo di fare un salto alla Polisportiva Prà-Palmaro, parlare con Maurizio o con il maestro Massimo Baldin e torna tutto nelle giuste dimensioni.
Siamo andati alla Polisportiva un sabato pomeriggio per fare due chiacchiere con Maurizio e ci siamo ritrovati nel bel mezzo degli esami per il “passaggio di cintura”, una roba seria e impegnativa per dei bambini alti 60 cm che, tra gioco e disciplina, eseguono gli ordini del maestro e si guadagnano il meritato premio.
Una straordinaria metafora della vita.
Ma perché vi abbiamo parlato di Maurizio Lo Bartolo? Maurizio nasce con una retinite pigmentosa che poi si aggrava fino a portarlo alla cecità. Sono i dettagli imprevisti della vita, quelle deviazioni che pensi sempre toccheranno a qualcun altro.
“Grazie al judo – ci racconta – ho superato una grandissima difficoltà perché sono dovuto nascere due volte, da vedente e da non vedente, e ho dovuto imparare a convivere con questo mio nemico che si chiama buio”.
Coraggio, determinazione, ispirazione e uguaglianza “sono i valori che ci ispirano – spiega Massimo Baldin -, l’insegnamento che ho avuto dal mio maestro è quello dell’integrazione. Il Judo ti insegna a stare al mondo, a non aver paura del diverso perché il diverso non è diverso, è un compagno che bisogna aiutare”.
Puntare sull’integrazione delle persone con disabilità attraverso lo sport è un modo per educare i ragazzi all’inclusione. “Qui alla Polisportiva – continua Baldin – insegniamo a socializzare. Fin da piccoli i bambini capiscono cos’è la disabilità e imparano a non averne paura. Io sono vent’anni che insegno ai disabili, con molta soddisfazione. Per farlo occorre tanta volontà, costanza e molto cuore. Così si fanno delle cose buone e si regalano sorrisi a questi ragazzi”.
Alla Polisportiva Prà-Palmaro lo sport diventa uno strumento di crescita personale e umana, abitua a pensare al di fuori delle categorie dominanti e crea vicinanza. “Vorrei cercare di portare un grande messaggio di speranza a tutte le persone che hanno problemi come i miei – conclude Lo Bartolo – perché in questo sport ho trovato tantissima stabilità e soprattutto ho ritrovato la fiducia in me stesso”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.