Genova – Niente ci interessa meno che sfruttare l’attualità come fosse merce da fast food.
Esistono già troppi spettatori onnipresenti, iperconnessi, talmente presi dall’evento contingente da perdere di vista la complessità.
Ogni tanto ci vuole qualcuno che unisca i puntini. Ogni tanto noi proviamo a farlo.
Spenti i riflettori sulla protesta degli operatori del mercato ittico siamo andati a Ca’ de Pitta, in Valbisagno.
Il complesso di Piazzale Bligny
Il complesso di Piazzale Bligny, un’area di 40.000 m², è di proprietà del Comune di Genova. La gestione del servizio del mercato all’ingrosso delle carni è affidata, invece, al Consorzio Operatori del Mercato Ca’ de Pitta che ha sottoscritto una concessione trentennale con l’amministrazione civica.
È qui che il Comune ha individuato una struttura adatta a ospitare il nuovo mercato del pesce, nella zona attrezzata con la catena di macellazione.
5.060 m² di spazi, compresi i piazzali di manovra, 1 milione e 200 mila euro investiti dal Comune in sei mesi.
L’ordinanza di chiusura temporanea del mercato ittico di Piazza Cavour
Il 20 giugno 2016 un’ordinanza del Sindaco dispone la chiusura temporanea per incolumità pubblica del mercato di Piazza Cavour a causa delle numerose criticità per la sicurezza in diverse aree di lavoro, in particolare per l’impianto elettrico, quello idrico e per le celle frigorifere.
Il provvedimento si rende necessario per eseguire gli accertamenti sulle strutture e sugli impianti, accertamenti giudicati improrogabili dai Vigili del Fuoco e dal Dipartimento prevenzione della ASL 3 Genovese.
Le verifiche da parte degli uffici tecnici comunali, infatti, evidenziavano anche uno stato di degrado delle condizioni della soletta, con un rischio di peggioramento a causa delle infiltrazioni d’acqua che si verificano nel corso delle normali attività del mercato.
In effetti la struttura di Piazza Cavour, una delle opere più interessanti degli anni Trenta del Novecento, concepita dall’allora ufficio tecnico comunale diretto dall’ingegnere Mario Braccialini, risponde a criteri di costruzione che potremmo definire paleoindustriali.
Già nel luglio 2011 con la Giunta Vincenzi, senza andare troppo indietro nel tempo, si era posto il problema del trasferimento ed era infuriata la polemica contro il possibile ricollocamento del Centro Sociale Buridda dentro al Mercato del Pesce.
24 gennaio 2017: fumata nera
Il nuovo mercato ittico apre i battenti tra le proteste degli operatori che chiedono più parcheggi per i furgoni, l’accesso da Piazzale Bligny anziché da Via Adamoli, denunciano la scarsità di spazio di manovra per i bilici e, in ultima battuta, il disagio di ritrovarsi immersi nel traffico della Valbisagno. Alcuni arrivano a chiedere di rientrare in Piazza Cavour, pur sapendo che non è più possibile rinnovare la proroga.
Insomma, una prima giornata nera che si conclude con il mercato che di fatto non è operativo a causa delle contestazioni degli operatori.
Eppure il percorso che ha portato il mercato del pesce a Ca’ de Pitta pare tutt’altro che conflittuale.
La decisione del trasferimento è stata condivisa all’unanimità nel corso della seduta della Commissione del Mercato all’Ingrosso Ittico di Genova in Camera di Commercio, il 22 luglio 2016.
In questa sede si è approvato anche il progetto di Cà de Pitta, nel quale gli interventi di adeguamento funzionale dell’impianto sono stati realizzati tenendo conto delle esigenze manifestate dai commercianti nel corso dei mesi seguenti.
Il 10 ottobre 2016, nella riunione successiva, gli operatori hanno espresso soddisfazione per i lavori effettuati e il 27 dicembre hanno approvato all’unanimità la proposta di calendario 2017 delle attività di mercato.
Che cosa abbiamo visto noi
La situazione ci è sembrata del tutto tranquilla, come potete vedere dalle immagini scattate tra le quattro, orario di arrivo e scarico delle merci, e le cinque, orario di apertura alle pescherie.
Ai TIR è stato concesso con ordinanza del Sindaco di transitare da Piazzale Bligny. Incombe, tuttavia, un ricorso al TAR da parte della Società Consortile Operatori Ca’ de Pitta qualora il numero dei TIR aumentasse – oggi sono solo quattro o cinque – e andasse a interferire con l’attività degli operatori della carne.
Insomma, il banco di prova è atteso con l’arrivo della stagione delle acciughe che aumenterà il traffico di tutta l’area.
Ad oggi la situazione sembra normalizzata e ci sentiamo di porci alcune domande.
Come mai il problema dei parcheggi si è verificato solo il primo giorno, se la logistica era talmente inadeguata da non permettere agli operatori di lavorare e paventare addirittura un aumento del prezzo del pesce?
Il sito di Piazza Cavour era davvero così performante da volerci rientrare?
Visto che in Italia abbiamo il vizio di gestire tutto in emergenza, dopo anni di attese e rimandi c’era davvero un’altra soluzione?
La legislazione, risalente agli anni ’60 del Novecento, che imponeva ai Comuni con più di 500.000 abitanti di mettere a disposizione le aree per i mercati del pesce, carne, ortofrutta è stata abrogata. Dunque?
Abbiamo raccolto il punto di vista di Luigi Ballauri, Presidente della Società Consortile Operatori Ca’ de Pitta, concessionaria del sito del mercato.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.