Genova – Effetto tsunami per il M5S a Genova. L’addio, nei giorni scorsi, del consigliere comunale Stefano De Pietro rilancia gli interrogativi sul futuro di un movimento che continua a perdere pezzi.
“In origine il proposito del Movimento era di costringere la politica al cambiamento. Oggi si persegue l’ambizione di diventare un’alternativa di potere – commenta Paolo Putti, capogruppo in Consiglio Comunale di Effetto Genova – Se il Movimento va in un’altra direzione rispetto al programma e agli impegni presi, tutto questo non ci interessa più. Ci sentiamo in dovere di dirlo ai cittadini e la forma più forte di comunicazione è andarsene”.
Genova come Parma
Dopo cinque anni di ”officina amministrativa” l’esperimento grillino sembra in agonia. Tra capriole europee, scomuniche, epurazioni e defezioni, il Movimento dimentica di affrontare i problemi e lascia che gli scontenti si radunino sotto un’altra bandiera, mentre il megafono pentastellato lancia le sue frecciate. È successo a Parma con Effetto Parma di Federico Pizzarotti. Sta succedendo a Genova.
A Beppe Grillo, che lo accusa di aver risentito dell’effetto carega, Paolo Putti risponde che avrebbe preferito una riflessione diversa, non i soliti slogan, e ricorda che “persino Matteo Renzi ha chiesto scusa quando ha perso il referendum e ha dimostrato il suo fallimento. Il Movimento non ha mai chiesto scusa a nessuno e in questo manifesta ulteriormente la sua debolezza”.
“Noi abbiamo portato avanti un percorso di rappresentanza dei bisogni della città – continua Putti – e questo valore ci è stato riconosciuto da tutti tranne che dal Movimento”.
Paolo Putti si presenterà alle amministrative genovesi?
Lasciare a un soffio dalle urne e fondare Effetto Genova con un percorso che evoca quello di Parma, fa pensare a una sua prossima candidatura.
“Non abbiamo progetti a lungo termine – precisa, invece, Putti – a priori non abbiamo pensato di partecipare a qualche altra esperienza politica perché non è nelle nostre ambizioni quella di fare i carrieristi politici. È chiaro che siamo molto preoccupati per Genova e per chiunque possa diventare Sindaco, sia del PDL che del PD & dintorni che del Movimento. Quindi se ci sarà un’occasione per provare a dare alla città delle alternative reali di rappresentanza dei bisogni, non è escluso che qualcosa si possa fare in quella direzione. Attualmente non c’è nulla e siamo contenti di terminare il lavoro e poter tornare alla nostra vita. Speriamo sempre che ci sia qualcuno più bravo di noi che provi a dare delle risposte. Devo dire che nel panorama dei tre soggetti politici principali tutto questo non lo vediamo”.
E noi, cosa vediamo?
Gente perbene, delusa dalle derive grilline, che si fa da parte per mantenere la coerenza e rispettare il voto dei cittadini.
Elettori depressi dai miracoli annunciati, che sempre più spesso rinunciano a decidere.
Una politica affaticata che arranca alla ricerca del candidato col profilo giusto. Nervo scoperto dei maggiori soggetti politici perché senza una faccia la strategia si svuota e il programma perde autorevolezza.
Ma non basterà la fotocopiatrice, questa volta.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.