“…tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo Bel Paese”

Se, in preda a un impeto di sana ribellione, ci alzassimo dalle nostre comode poltrone posizionate davanti a quell’inutile elettrodomestico che si chiama tivvu’ e andassimo a vedere quante persone stanno perdendo il controllo della loro vita , forse, prima di fare ancora rate per comprare auto, telefoni, televisori, ci penseremmo duecento volte.
Se, in un impeto di lucidità, ci rendessimo conto che i palinsesti di molte reti televisive sono solo un sistema per non farci pensare alle vere nefandezze, forse il telecomando potremmo usarlo per massacrare l’unica cosa che in Italia fa la differenza: lo share.
Se aveste anche voi incontrato un Ministro che pretende di essere servito in un self service, forse, adesso, sareste incazzati come me. Passiamo davanti ad un emarginato e pensiamo che avrà certamente combinato qualcosa di assurdo, che a noi non capiterà mai.
Forse qualche anno fa poteva anche essere così. Oggi in mezzo alla strada ci puoi trovare le stesse persone che fino a ieri avevi come collega d’ufficio o di fabbrica. E io mi incazzo perché, mentre noi ci sbattiamo per sopravvivere, qui non troviamo politici di sana e robusta sensatezza che apertamente ci dicano cosa sta succedendo nella ex Superba. Tutti impegnati a non scoprire le “mirabolanti carte del nostro futuro” e mentre il Titanic affonda noi siamo in coperta e questa classe politica mediocre è sulle scialuppe.
“No dai, non dire così. Bisogna valutare chi sta con chi e chi vuole fare questo ma non quello, mentre la strategia suggerirebbe di spostare là quello che è qua e non parlare con quello perché sui dettagli trasla su posizioni che non sono programmatiche”.
Oh, allora! La piantiamo?
Era più serio Francesco Salvi quando cantava “C’è da spostare una macchina”.
Qui c’è da trovare una nuova amministrazione che tolga le macerie e non stia fare discorsi inutili sulla scelta dei soprammobili.

fp

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.

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