Matteo Renzi ha inaugurato l’era della “rottamazione” termine poco gradito ai politici datati che si sono indentificati immediatamente in vecchie automobili inquinanti. È cominciato così il tempo dei giovani al potere e del rinnovamento anagrafico che non sempre è andato di pari passo con una vera e decisa metamorfosi culturale. È certamente passato il messaggio che ha come assioma “sono giovane e quindi ho idee moderne”. È stato un modo astuto di dire qualcosa di apparentemente nuovo e rappresentare così una buona alternativa politica.
In questo tempo di campagna elettorale e quindi di candidati, programmi, proclami e promesse, i genovesi sperano in un radicale cambio di passo nell’amministrazione e nello sviluppo della città.
Forse si sarebbe dovuto ragionare, dopo dieci anni di crisi economica peraltro ancora in atto, se i modelli economici tradizionali sono ancora validi e in sintonia con quelle che saranno le esigenze e le risorse disponibili dei prossimi 30 anni e se abbiamo investito a sufficienza nella ricerca del benessere sociale. Bisognerebbe anche rivedere alcune definizioni come “medievale” e borbonico” che ancora oggi sono utilizzati come forma dispregiativa in una visione desueta della Storia.
Insomma, prima di parlare di sviluppo in termini entusiastici bisognerebbe capire se esiste ancora un tessuto sociale in grado di sostenere altri sforzi.
Dovremmo eliminare un po’ di ipocrisie diffuse come quella in auge adesso, in periodo elettorale, che Genova è policentrica. Genova ha un centro a vocazione direzionale, una Riviera di Levante di pregio, e una Riviera di Ponente che fa da servitù. Le altre Valli sono funzionali alla produzione, che in alcuni casi è pure pericolosa e inquinante. Questi assetti, e relativi danni, sono stati decisi da politici che sono vecchi oggi ma che erano giovani ieri. La tendenza non è cambiata e non cambierà, nonostante un graduale avvicendamento anagrafico nella conduzione della città.
Se a Cornigliano è stata fatta la Strada a mare per togliere il traffico dall’esausta Via Cornigliano, è anche vero che gli spazi sotto la nuova direttrice saranno utilizzati per far parcheggiare i pullman che porteranno i turisti all’acquario.
Altri disagi, altro traffico e benefici zero in una zona che ha già vissuto lo spopolamento commerciale dovuto alla Fiumara. Diciamocela tutta: mentre al Ducale i candidati sindaco discutono come risistemare i parchi di Nervi esiste una parte di città e di cittadini che sono sacrificabili. Al quartiere San Pietro non c’è un supermercato e continuerà a non esserci. Se il trasporto pubblico fa schifo nelle zone centrali o appena limitrofe, nei quartieri collinari del Ponente è inesistente e inefficace.
Quello che ci preme sottolineare è che nella vita vecchio e nuovo sono opposti concettualmente ma non necessariamente nel merito e i “guasti” provocati da certi parrucconi fanno il paio con quelli provocati da giovanilisti mediocri.
Non sarà un “Macron” italiano a risollevare le sorti di una città, anzi, di una civiltà, bisogna, prima di progettare su macerie ridisegnare la mappa dei diritti e quella dei doveri.
C’è necessità di governi seri che facciano cose serie e qui l’età non conta. E bisogna stabilire chi deve sacrificarsi per far star bene chi di sacrificarsi non ne ha voglia, per ceto o per potere acquisito, sciogliendo il cappio buonista della parità di diritti e doveri dei cittadini.
Appiattire il ragionamento sul concetto ipocrita del siamo tutti uguali e lasciare i quartieri collinari del Ponente nella loro fatiscenza sociale è un insulto alla dignità, ma di banchetti elettorali, bandiere, sorrisi, candidati, al Cep, al Cige, alle “lavatrici” o al Quartiere Diamante non se ne vedono. E per tornare nel nostro piccolo mondo antico, sono certo che a un meticoloso controllo delle liste elettorali dei vari partiti e movimenti, troveremo vecchi politicanti che hanno qualche competenza, altri che non ne hanno, giovani che possono offrire qualcosa di decente alla comunità e molti che stanno cercando di sistemarsi secondo le vecchissime logiche tanto care ai dinosauri che le nuove leve vorrebbero seppellire. Giusto qualche giorno fa ho incontrato un giovane e rampante politico, figlio d’arte, che è passato da una lista all’altra, nell’ambito del Centro Sinistra, consapevole di doversi sistemare al più presto. Lo stesso, per par condicio, è avvenuto con un rampollo del Centro Destra che nel giro di poche settimane ha fatto il “salto della quaglia”.
Pensate, se e quando saranno eletti, cosa combineranno!
Nella funesta eventualità li seguiremo molto da vicino monitorando comportamenti e decisioni. Francamente speriamo che la buona sorte ci scampi dalla loro presenza nell’amministrazione, perché così giovani e inquinati non ce li togliamo più dalla schiena.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.