Che cos’è una prova scientifica?
Una prova scientifica è uno strumento che aiuta la ricostruzione del fatto storico. L’approccio scientifico permette, partendo da un fatto noto, di accertare un fatto ignoto.
Per definire un’attività come scientifica, non è sufficiente che sia riconosciuta e accettata dalla comunità scientifica e forense ma è necessario che sia standardizzata e riproducibile, deve rispondere a fondamenti di univocità ed essere conforme a un modello.
Scrive John Locke: “Tutti gli uomini sono soggetti all’errore. Molti uomini ne sono, in molti aspetti, esposti alla tentazione, per passione o per interesse”.
L’aggettivo “scientifica” non deve essere equivocato, non deve far pensare che questa prova consenta di arrivare alla certezza della ricostruzione del fatto. Essa consente di ridurre il gap tra la verità storica e la verità processuale.
La prova scientifica rientra tra gli indizi, e come tale deve essere sempre affiancata dagli altri strumenti tradizionali di indagine, deve essere contestualizzata, considerata e valutata insieme alle altre prove. Perché il processo penale e la scienza non parlano lo stesso linguaggio, hanno metodi diversi, finalità diverse. E la realtà non è una fiction.
Di questo si è parlato ieri, nella sede dell’Ordine degli avvocati di Genova, durante il convegno “La prova scientifica nel processo penale: dalla repertazione al dibattimento” organizzato dall’avvocato Rachele Selvaggia De Stefanis e al quale sono intervenuti il Vicequestore aggiunto Davide Balbi, dirigente della polizia scientifica di Genova, Pio Macchiavello, Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Genova, l’avvocato Giuseppe Pugliese, il criminalista Nicola Caprioli e la criminologa Roberta Bruzzone.
Come si spiega l’interesse collettivo, quasi morboso, per i fatti di cronaca nera?
Quanto influiscono i media sulle indagini?
E poi: è attendibile la prova del DNA?
Roberta Bruzzone ci accompagna tra i segreti dei fatti di cronaca più dibattuti degli ultimi anni: dai capovolgimenti di sentenze nei processi ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, alle richieste dei legali di Massimo Bossetti che invocano nuovi test del DNA, alla riapertura del caso della contessa Alberica Filo della Torre.
Partendo dalla Londra vittoriana di Jack lo squartatore…
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.