Tutto è in tutto. Di Enrico Pignone

Anassagora immaginava che l’universo avesse un’unità originaria di una totalità indistinta e magmatica.
All’origine di questa totalità indistinta vi è l’intelletto  Nous (νοῦς). L’uomo è costruttore del proprio sapere attraverso la  Sofia (σοφία) e la  Techne (τέχνη). Sofia è la realizzazione teorica del sapere, la memoria. Techne è il controllo sulla Natura.

Tutto è in tutto. Niente nasce, niente muore.

Quando parliamo di Politica, spesso, riteniamo che gli eventi accadano, la Natura sia ostile, e le caducità umane non siano mai conseguenza di scelte, anche quando la nostra immobilità non produce apparenti effetti.
Quello che è accaduto il 25 giugno è semplicemente una conseguenza di infinite azioni e pensieri che determinano il flusso della vita. Molti si lamentano, o si stupiscono, della crescente quantità di schede nulle o bianche, o peggio, dell’astensionismo, ma quello che fino a ieri era considerato normale, ovvero scegliere un partito o una lista senza mettere il nome di un candidato, oggi dovremmo porlo come elemento di cambiamento culturale. Ci si lamenta del fatto che i politici siano tutti uguali, ma pochissimi scelgono una persona sulla quale riporre la propria fiducia.

Molti accusano il “sistema” di non ottemperare ai bisogni di una collettività sempre più in difficoltà, ma sempre meno cittadini oggi conoscono il funzionamento delle istituzioni che governano un Paese democratico.
Ci troviamo così a discutere “dal buco della strada al buco dell’ozono”, con la stessa richiesta di priorità e impegno, sia che ci si trovi di fronte un consigliere municipale, l’assessore comunale o il Presidente del Consiglio, magari accusandoli di essere ladri di sostanziosi stipendi, senza sapere che in questa Italia degli oltre ottomila comuni, la stragrande maggioranza dei sindaci e dei consiglieri lo fa proprio per quel senso civico che a molti di coloro che criticano, manca.

E allora quella parola usata come un mantra positivo, Sinistra, svuotata di senso civico e consapevolezza, produce l’effetto di qualcosa da evitare perché incomprensibile, meglio annacquarla con il prefisso Centro, per allungarla un po’ e magari darle un tono di novità. Orwell nel suo famoso libro “1984”, citava la neolingua come strumento per forgiare le nuove generazioni: togliendo la parola Libertà, sarebbe stato difficile pensarla, e così renderla innocua. Come noi stiamo facendo con la parola Fascismo.

Il neoeletto sindaco di Genova, pare abbia detto che se gli altri ci tengono al 25 aprile, allora farà del 25 giugno festa cittadina. Lo so che è una provocazione, che “figuriamoci”, che “era solo una battuta”, ma quando non ci sono più gli “anticorpi” che avevano visto la nostra città resistere ed adattarsi agli eventi che ci hanno fatto meritare la medaglia d’oro della Resistenza, superare il momento berlusconiano del G8 e quello renziano dell’attacco alla Costituzione , ecco, ora sì, sono preoccupato.

Goccia dopo goccia, il solco è tracciato. Recuperare gli argini della memoria sarà il compito dei prossimi anni, riscattare il senso civico e acquisire come elemento di elaborazione, la paura e il disagio sociale delle persone “normali” per i cambiamenti epocali che ci stanno coinvolgendo.

Non posso, e non voglio, pensare che l’unica persona che esprime concetti condivisi dalle variegate anime della sinistra possa essere solo il Papa. Non posso, e non voglio, pensare che tutto il dibattito per creare una nuova visione ideologica si misuri sulle problematiche del partito democratico.

Quello che dovremo fare è rimetterci a discutere degli elementi di base: scuola (come elemento di integrazione e di formazione dei cittadini della nostra società), stato sociale (nuove forme di prevenzione, assistenza e mutuo soccorso), ambiente (adattamento ai cambiamenti climatici e resilienza, dissesto idrogeologico e nuove ingegnerie, urbanistica e nuovi indicatori di qualità della vita, agricoltura e sovranità alimentare), politica dei beni comuni (partecipazione e nuove forme di condivisione delle scelte istituzionali strategiche, controllo pubblico dei servizi idrici, dei rifiuti e dei trasporti, trasparenza dei processi decisionali), economia e finanza (ponendo nella discussione il concetto di “limite”, sia di risorse che di mercato, per riportare il tutto ad una dimensione ”reale” del mondo del lavoro, degli investimenti e del risparmio).

Tutto questo sarà possibile se supereremo l’ansia di prestazioni, supereremo i pregiudizi e conterremo il “bisogno elettorale” per trovare assieme spazi e tempi adeguati alla riflessione, all’ascolto e al dialogo.
“Utopia”, non è il luogo che non c’è, ma il luogo che non c’è ancora.

Enrico Pignone
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