Gaza Strip – Non ci sono “operazioni” in vista da parte di Israele. A Gaza non moriranno 700, 1.000, 2.000 persone sotto le bombe al fosforo. Per adesso. Non vi parleremo neppure dei forti sospetti di sotterranee alleanze fra il partito che, nella Striscia, ha la maggioranza e l’occupante israeliano. Non ci interessa schierarci a favore o contro qualcuno. Vogliamo raccontarvi le persone che vivono la Striscia e finché il nostro corrispondente potrà farlo, RadioGaza avrà posto su Fivedabliu.
Gaza riceve energia elettrica da tre fonti che sono l’Egitto, che la rifornisce per circa 16 megawatt, Israele per circa 120 e la centrale di Gaza per circa 40.
Nelle ultime settimane, le reti israeliane hanno ridotto la loro produzione a 112 megawatt e questo ha comportato gravi ripercussioni sulla qualità della vita, già precaria, degli abitanti della Striscia, perché le continue interruzioni elettriche impediscono alle pompe di portare l’acqua nelle case dei palestinesi.
Muhammad Thabet, il portavoce della società elettrica di Gaza, la Gaza Electricity Distribution Corporation, ha dichiarato che la riduzione comporta una fornitura di energia giornaliera di appena due o tre ore.
Le famiglie palestinesi sono, così, obbligate a riempire le cisterne nelle poche ore di elettricità disponibili e solo chi possiede piccoli generatori diesel riesce ad avere forniture idriche ed elettriche adeguate.
I più ricchi hanno montato pannelli solari sui tetti delle case, ma moltissimi, che ricchi non sono, dormono per strada in cerca di un po’ di fresco.
Soprattutto in questa stagione, caratterizzata da temperature altissime che in agosto superano i 45°, vivere in casa senza un ventilatore è impossibile.
L’ONG israeliana B’Tselem, che ha l’obiettivo dichiarato di documentare ed educare il pubblico e i politici israeliani sulle violazioni dei diritti umani compiuti dallo stato di Israele nei territori occupati, sostiene che il blocco su Gaza ha portato “al disastro umanitario”, aggiungendo che Israele “sta riducendo i residenti di Gaza a vivere in una povertà abietta e in condizioni disumane senza precedenti nel mondo moderno”.
“Non si tratta di disastro naturale – ha aggiunto B’Tselem – ma di una pratica brutale perpetrata nei confronti di cittadini palestinesi che non hanno alternative che avere un unico fornitore, lo Stato di Israele.
RadioGaza
Traduzione Fabio Palli
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