Dialoghi sulla città. Parte Terza: il degrado. Come si genera, come si interviene

Ogni città possiede le sue anime morte, prigioniere in un purgatorio di tubi, polvere, idrocarburi e discariche abusive.
Sono gli abitanti delle periferie, quelle che a Genova non esistono perché è policentrica.

Proviamo a parlarne, della Genova policentrica, con quell’umanità che popola il Ponente e la Val Polcevera.
Un’umanità testarda che, nonostante le rassicurazioni dei politici, continua a sentirsi periferica e proprio non ne vuole sapere di rassegnarsi alle servitù.
Parliamone con chi ha sniffato l’amianto o nuotato nel cromo.
Con chi ha accarezzato il sogno della riqualificazione ma sta ancora vivendo nell’incubo del degrado.
Un incubo perché il degrado non è mai circoscritto. Il degrado genera un’aura negativa che si allarga come una metastasi dentro la città e ha un effetto induttivo disastroso perché coinvolge tutto il contesto all’intorno.
Il degrado genera altro degrado.
Di questo si parla nel terzo incontro con l’architetto Mauro Marsullo, di questo e di come si può intervenire. Perché la critica, quella intelligente almeno, non è solo fine a sé stessa ma deve suggerire uno spunto di riflessione e una prospettiva di rinnovamento.

Simona Tarzia
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Per ascoltare gli altri dialoghi:

Dialoghi sulla città, parte prima. La rilettura della città come sistema organico.
Dialoghi sulla città, parte seconda. Riqualificazione urbana e resilienza.
Dialoghi sulla città, parte quarta. Mobilità e discriminazione.

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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