“30 anni di filosofia”. La ‘ndrangheta in liguria. Cave e territorio

Ogni ora, in Italia, si commettono 3 reati ambientali. Sono circa 71 al giorno.
25.889 nel solo 2016[1].

Nella terza puntata della nostra inchiesta sulla ‘ndrangheta in Liguria, abbiamo cercato di mettere a fuoco il legame stretto tra gli ecoreati e la corruzione, “l’altra faccia delle ecomafie”, che in questo modo ottengono la piena approvazione di un’amministrazione ormai connivente e collusa. Un’amministrazione fatta di tecnocrati del malaffare, il cui nome non compare (quasi) mai nei comizi elettorali, ma che stringono la mano a tutti, indifferentemente.

Ciò che segue è una scelta dei documenti e delle testimonianze degli illeciti ambientali compiuti dalla ‘ndrangheta nella nostra regione che, per il 2016, si è guadagnata il primo posto in Nord Italia nella classifica regionale degli ecoreati compilata da Legambiente.

Si parte dai primi anni ‘80, dalla cava dei veleni di Borghetto Santo Spirito, in provincia di Savona. Qui sono stati interrati 20.000 fusti di sostanze tossico nocive come il cromo esavalente proveniente dallo stabilimento Stoppani di Cogoleto, e 17.000 tonnellate di rifiuti speciali.
Si parla dell’impatto economico e ambientale degli abusi edilizi, delle lottizzazioni critiche, della coltivazione di cave senza autorizzazioni.
E ancora una volta la coscienza avverte di essere in ritardo.

Simona Tarzia
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[1] Dati Legambiente, rapporto Ecomafia 2017, ed. Ambiente

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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