Il mio primo ricordo è Rivarolo, le strade con i nomi giovanotti che solo poco prima che nascessi vedevano per strada le ragazze che vanno in bicicletta per i boschi.
Salgono le colline, portano le notizie tra i castagni. Mamme che aspettano ritorni. Ersilia trovò il filo spinato tra il camposanto e la creuza che porta dritta al borgo. Venne trascinata tra le vigne, poi portata alla Casa.
Ansaldo, Elettrotecnico, Cantieri… son tutti i nomi miei. Mica sono ricordi. Si ricorda una cosa passata, che non c’è più. Ecco perché ha bisogno di esser ricordata.
Secondo, tra i ricordi miei è Palmaro.
Se voi mi accompagnate, perché non ho l’età di andar da solo ancora, vi posso portare.
Prendiamo il 22 in Piazza Pallavicini. Scendiamo al capolinea, alla rotonda di Pra’. Porto le mie settanta lire per il biglietto, mica voglio scroccare. Oddio, non so se già ho l’età per pagare.
Ai bagni di Palmaro andiamo a piedi. Prendiamo il sottopasso all’acqua solforosa e pesce fritto. Mica si scavalca il muretto della ferrovia, che avete in testa? Punny e Lella a sinistra. Io no, io vado a destra per la strada di ghiaia. Tengo tra i denti trito e dopo sputo, le foglie di pitosforo.
Vi presento mia nonna, se volete. Ha casa in Via De’ Mari e due poggioli. Poggioli a sera è piazza di famiglie. Io guardo Marilena, gli occhi verdi. Abbiamo già sei anni, assai serie intenzioni. La sciocchina sorella e paffuta ci osserva, va dalla mamma e ride, mamma scrolla la testa. Ditemi voi: cosa sa una sorella piccina di amore?
L’altro poggiolo guarda lampare a sera. Si toccano le luci e anche le voci. Si respira salsedine e fasciame. M’incanterei, ma devo proprio andare.
Perché non ci incontriamo? Vi posso accompagnare…
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