Sono arrivato a Genova nel 1960, avevo due anni.
Il pediatra aveva consigliato ai miei genitori di trasferirsi al mare per curare una grave forma di acetone che mi stava uccidendo. Così, armi e bagagli, lasciammo Torino e mio padre, al quale un amico di infanzia aveva trovato un nuovo lavoro, divenne rappresentante per una fabbrica di grissini.
Ricordo il viaggio su una Lancia Jolly piena di casse di Rubatà industriali e l’azzurro del mare, che riuscivo a scorgere scendendo dal Turchino.
E poi la casa a Marassi, con un terrazzo sul quale scorrazzavo su una macchinetta a pedali.
Ricordo le giornate al mare con i miei genitori, il mio primo amico genovese Marco Bisio e le nostre mamme che si scambiavano le ricette delle rispettive regioni.
Tornammo a Torino nel ‘63.
Ora vivo in Spagna, ma non ho mai dimenticato i profumi e le immagini del porto di Genova, con il via vai di navi e di transatlantici. Grande Zena.
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