Ci stan camin che fumano

Genova – A Genova si torna a parlare di inquinamento portuale grazie al convegno “Porto di Genova: non solo lavoro e turismo”, organizzato  dall’ECOistituto ReGe in collaborazione con Medici per l’Ambiente.
E si torna a parlare dei livelli degli ossidi di azoto che, nella nostra aria, superano i limiti di legge ormai in maniera cronica.

Nella sua relazione introduttiva Federico Valerio, chimico ambientale dell’ECOistituto, sottolinea come nel 2015 ben 6 stazioni di monitoraggio abbiano sforato, a Genova, la media annuale di diossido di azoto (NO2).
A quale prezzo?
La procedura di infrazione  per il mancato rispetto della Direttiva 2008/50/CE prevede una sanzione minima pari a 9.920.000 di Euro, naturalmente tutti soldi pubblici.
Non solo, in termini di salute si parla di un centinaio di genovesi morti in più ogni anno e di altrettanti ricoveri evitabili.
Quanto pesano le emissioni navali?
Secondo i dati dell’inventario delle emissioni ARPAL, che purtroppo si fermano a un’indagine del 2011, sulle 12.859 tonnellate di emissioni totali, 7.940 tonnellate sarebbero imputabili alle attività portuali. Questo significa che il contributo del porto alla pressione ambientale degli ossidi di azoto sul territorio comunale pesa per il 61,7%.
Un dato non trascurabile che suscita una domanda: “Perché continuare ad accusare solo il traffico veicolare, in particolare i motocicli, che sono stati anche oggetto di un’ordinanza restrittiva dell’ex Sindaco, Marco Doria?”.

Al convegno ha partecipato anche il Comitato Tutela Ambientale Genova Centro Ovest che, con il suo Presidente Enzo Tortello, prima ribadisce i dati già denunciati da Federico Valerio, poi si sofferma sul problema dei  combustibili. Si parla del contenuto di zolfo, il cui limite nei porti comunitari dovrebbe essere sotto allo 0.1% ma che in realtà non è applicabile a tutte le navi, per esempio non lo è a quelle costruite prima dell’anno 2000.
Questo lascia fuori una serie di traghetti come la Moby Otta e la Moby Drea, entrambe degli anni ’70.
E dunque quali controlli?
Al Comitato risulta che, al 27 ottobre 2017, siano stati eseguiti sulle navi in stazionamento nel Porto di Genova solamente 63 controlli. Di questi, solo 26 mediante campionamento e analisi, per gli altri si tratta di controlli documentali sui macchinari e lo stato manutentivo.

LA SITUAZIONE DI ALTRE SETTE CITTÀ PORTUALI, IN ITALIA

L’impatto di una nave da crociera in stazionamento
– Assorbe una potenza pari a 10-12 megawatt per ora di funzionamento
– Corrispondente, cioè, a circa 3.500 famiglie che utilizzino tutta la potenza disponibile a contatore
– E che, in termini di popolazione, equivalgono a una cittadina come Ovada

E la salute?
Della parte epidemiologica si sono occupati Ennio Cadum, di ARPA Piemonte, e Valerio Gennaro, referente provinciale di Medici per l’Ambiente.
Cadum, che illustra i risultati dello studio EPIAIR2 nelle città portuali italiane,  focalizza l’attenzione sull’incremento dei ricoveri ospedalieri determinati dall’NO2 che ha effetti statisticamente significativi per le patologie dell’apparato respiratorio, in particolare in età pediatrica.

Conclude gli interventi, Valerio Gennaro che punta il dito contro le criticità che influiscono sul rispetto del diritto alla salute, non ultimo il mancato utilizzo da parte delle amministrazioni del dato epidemiologico. Un referto che potrebbe fornire, invece, elementi importanti per guidare le scelte degli amministratori pubblici in tema di programmazione sanitaria, lotta all’inquinamento, budget e per orientare le scelte dei cittadini in merito allo stile di vita.

Infine, è notizia di ieri che che Marco Sanguineri, Segretario Generale dell’Autorità di Sistema, avrebbe confermato in Commissione Consiliare l’avvio dell’elettrificazione delle banchine del porto di Prà. Vi terremo informati.

Simona Tarzia 

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.

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