Genova – La periferia non è solo un luogo fisico, quartiere dormitorio, fucina di manovali, sempre identificata con quella cintura industriale che si snoda intorno a una grande città.
La periferia ha un’estensione più vasta, che non si può ingabbiare in una definizione da urbanista né in una scala geografica.
Identificarla è facile, se non ci lasciamo abbindolare dai sofismi dei politici.
È fatta di speculazioni edilizie, disordine urbanistico, affollamento, perdita delle zone verdi, inquinamento, traffico congestionato, servizi pari a zero, desertificazione commerciale.
È una città malata, squilibrata, che non è in grado di rispondere alle esigenze dei suoi abitanti.
La periferia è un luogo che ti entra nell’anima, quando ci vivi e non riesci a spiegarti perché tutte le servitù tocchino a te, perché nessuno prenda a cuore quella rinascita sempre promessa in campagna elettorale e mai attuata.
E dunque quante periferie ci sono nella Genova policentrica?
Tante. Persino il Centro Storico, caotico e violento, ha i problemi di una qualsiasi periferia soffocata dalla dimensione urbana.
E quanti progetti fantascientifici ci è toccato ascoltare da chi indirizza piani regolatori e PUC?
Le grandi opere, si sa, sono un’opportunità solo per chi ci può speculare.
Ai cittadini resta la crisi.
Già, la crisi. Quella che oggi, a Sampierdarena, sembra standardizzata.
Considerata ormai una zona di transizione, questa è una delle delegazioni che continuano a subire scelte scellerate come la nuova viabilità prevista con la revisione dello Snodo di San Benigno, un progetto approvato il 25 ottobre 2011 in Conferenza dei servizi con Provvedimento di Intesa Stato-Regione.
I lavori per il secondo lotto, compresa la demolizione della rampa di accesso al casello autostradale di Genova Ovest da via Cantore, sono stati affidati da Autostrade per l’Italia a Carena S.p.A. a fine ottobre di quest’anno, cosa che ha rinvigorito la protesta dei sampierdarenesi, che non ci stanno: “Quando si interviene su Sampierdarena bisogna andarci coi piedi di piombo, cioè bisogna pensarle tutte e avere tutte le cautele perché qualsiasi cosa si faccia su Sampierdarena ha delle ripercussioni sociali devastanti“.
Sono le parole di Roberto Giunciuglio, ingegnere esperto di opere pubbliche, che in questa intervista ci spiega i punti critici del progetto e poi mette sul tavolo una proposta di variante che potrebbe riorganizzare e valorizzare il contesto urbano della delegazione.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.