Avevamo pochi mezzi, tanta buona volontà e molta inventiva.
I cuscinetti a sfera si potevano recuperare nelle molte officine in porto o alla Guglielmetti. Normalmente lo sterzo consisteva in uno spago legato alle estremità del carrello anteriore e i freni da un buon paio di scarpe e tanta fortuna.
Nella costruzione del carretto ognuno aveva da dire la sua, diciamo che tutti erano costruttori di automobili.
I più fortunati potevano recuperare travetti di legno da imballaggio, i più temerari univano le stecche delle cassette della frutta. Questi ultimi finivano fatalmente fuori strada in fondo alla discesa che portava alla chiesa di via Burlando, dove capannelli di curiosi attorniavano il carretto disintegrato e commentavano le pecche tecniche.
Foto d’archivio Fivedabliu. È vietata la riproduzione anche parziale, ai sensi della Legge 633 del 22 aprile 1941 e successive modifiche.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.
buongiorno,
vi chiedo se è possibile avere un paio di immagini dei carretti genovesi da pubblicare su Arcobaleno rivista UNPLI nazionale in un articolo dedicato al Carnevale in Liguria.
Grazie per la collaborazione
saluti
Raffaele
Mi chiami domattina dopo le 9. Sono Fabio 3393278578