“Clue: cold”, i volti del crimine nella fotografia forense

Genova – Una valigia abbandonata. Una serie di scene del crimine immortalate su lastre fotografiche al bromuro d’argento. Un criminologo di fine Ottocento.

Ecco “Clue: cold”, la mostra sulla fotografia forense che oggi e domani, al Festival della Criminologia di Genova, espone la documentazione fotografica storica ritrovata nel 1982 dal collezionista Riccardo Sezzi, in una valigia abbandonata su una strada di Genova.

Tutto il lavoro di un anonimo fotografo forense, la collezione comprende un centinaio di negativi in lastre di vetro, che tra il XIX e il XX secolo ha partecipato a indagini di polizia come collaboratore del criminologo Luigi Tomellini, e ha raccolto prove scattando fotografie alle armi del delitto, ai bossoli, ai corpi, alle scene del crimine.

Un tuffo in un mondo poliziesco dove non esisteva l’analisi del DNA. Da non perdere.

Simona Tarzia 

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.

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