Processo “Alchemia”: dal rito abbreviato le prime condanne che confermano le ramificazioni della ‘ndrangheta in Liguria

Reggio Calabria – Arrivano le prime condanne dal rito abbreviato del maxiprocesso “Alchemia”, che confermano le pesanti infiltrazioni della ‘ndrangheta in Liguria.
Sentenza importante quella di ieri, dove il GUP di Reggio Calabria, Olga Tarzia, getta finalmente una luce sull’operato delle cosche nel Nord Italia e ribadisce i legami criminosi tra la Piana di Gioia Tauro e la Liguria.
Per tutti gli imputati condannati, tranne Massimiliano Corsetti accusato di concorso esterno, è stato riconosciuto infatti il reato di associazione di tipo mafioso (416 bis del Codice Penale) con il sodalizio dei Gullace-Raso-Albanese e dei Gagliostro-Parrello.

Le condanne

Fabrizio Accame, considerato dagli inquirenti uno dei contatti tra i calabresi e la Liguria e braccio destro di Carmelo Gullace (presunto boss del Nord Ovest, cognato di Rolando Fazzari, e imputato anche lui nel processo Alchemia ma con rito ordinario), è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione per il reato di partecipazione e per quello di intestazione fittizia di beni.
Adolfo Barone, condannato a 8 anni e 8 mesi (partecipazione – 416 BIS e intestazione fittizia).
Pietro Giovanni Barone, condannato a 8 anni e 8 mesi (partecipazione 416 BIS).
Massimiliano Corsetti, condannato a 8 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Pietro Pirrello, condannato a 8 anni (partecipazione 416 BIS).
Antonio Raso, figlio di Giuseppe Raso detto “avvocaticchio”, condannato a 8 anni e  € 10.000,00  di multa per estorsione con aggravante mafiosa ai danni della cooperativa agricola Zomaro Resort di Antonio “Nino” Cento.

Per tutti e sei è stata prevista la libertà vigilata per 1 anno e sei mesi, da applicarsi una volta estinta la pena detentiva, e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Sono stati altresì condannati al pagamento delle spese processuali e di mantenimento durante la custodia cautelare, nonché al pagamento delle spese di giudizio e al risarcimento dei danni in favore delle costituite parti civili da liquidarsi in sede civile. Si tratta, in via previsionale, di  € 30.000,00 da liquidarsi al Comune di Palmi, alla FAI (Federazione Italiana Antiracket), all’ANVU (Associazione Nazionale Vittime Usura Estorsione e Racket), alla Casa della legalità e della Cultura di Genova, alla Cooperativa Zomaro Resort e ad Antonio Cento.
In favore delle parti civili, gli imputati sono stati condannati anche al pagamento di € 1.900,00 di spese legali.
Per gli imputati condannati è stata decisa la confisca dei beni sottoposti a sequestro preventivo.

Le assoluzioni

È stato assolto “per non aver commesso il fatto” Giuseppe Raso detto “l’avvocaticchio”, padre di Antonio Raso.
Cadute le accuse anche per Marco Parrello e Luigi Taiano “perché il fatto non costituisce reato”, mentre per i due funzionari della Commissione Tributaria di Reggio Calabria, Annunziato Vazzana e Salvatore Mazzei, ai quali veniva contestato il reato corruttivo con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, è arrivata l’assoluzione con formula piena “perché il fatto non sussiste” e la revoca immediata dell’interruzione dall’ufficio.
Infine, è stato assolto con formula piena dall’accusa di intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa anche l’ex Vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, Francesco D’Agostino. Patron della “Stocco&Stocco”, D’Agostino era sospettato di essere solo un prestanome della famiglia Gullace, vera proprietaria dell’azienda.

A 90 giorni il deposito delle motivazioni della sentenza dalle quali si capirà quanto la Liguria sia, secondo il GUP, colonia delle cosche.

 Simona Tarzia
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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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