UNICEF, ONU e Mezzaluna Rossa Siriana hanno fornito cibo, kit sanitari e nutrizionali a 27.500 persone fra cui molti bambini e famiglie residenti a Duma (Ghouta orientale) nell’ambito di una missione in emergenza e purtroppo non completata a causa delle condizioni di forte insicurezza. Il convoglio composto da 46 camion comprendeva cinque mezzi e operatori dell’UNICEF con aiuti sanitari e nutrizionali. Alcuni medicinali sono stati prelevati dai camion dell’UNICEF dalle autorità siriane e includevano kit chirurgici e di ostetricia e per il trattamento di malattie diarroiche. L’ultimo convoglio a raggiungere Duma con aiuti umanitari è stato lo scorso 15 novembre 2017 e questo è stato il primo convoglio ad entrare a Ghouta orientale dopo l’adozione della Risoluzione 2401.
Christophe Boulierac, portavoce UNICEF ha dichiarato:” Anche se non è stato possibile effettuare la missione di valutazione come previsto, gli operatori UNICEF entrati a Duma hanno segnalato una situazione terribile, in cui la paura e la rabbia della popolazione locale era palpabile perché le famiglie vivono per lo più nel sottosuolo da quattro settimane, in seminterrati che ora ospitano quasi 200 persone. Decine di altre famiglie provenienti da località sono state sfollate a Duma per sfuggire ai combattimenti. La popolazione ha scarso difficoltà a procurarsi acqua pulita e le pompe manuali sono fondamentali per accedere a pozzi poco profondi. Altrettanto difficile è la situazione igienica. In questa situazione drammatica si cerca un po’ di normalità organizzando lezioni scolastiche per i bambini recuperando il possibile per poter fare lezione. Un bambino di 8 anni ha riferito a un operatore UNICEF che l’unico pasto ricevuto oggi è stato grano cotto con acqua e zucchero. Ieri solo una ciotola di riso”.
La violenza in altre zone della Siria ha continuato a colpire anche i bambini, in particolare ad Idlib, Afrin, Deir-ez-Zor, Damasco e in parti di Aleppo. Nei primi due mesi del 2018 sono stati uccisi o gravemente feriti più di 1000 bambini e altri 5 milioni circa sono in gravi difficoltà. Altri 2 milioni vivono in zone di conflitto e sono difficilmente raggiungibili. Il bilancio delle vittime è destinato a salire vertiginosamente nelle prossime ore.
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