I Baustelle arrivano a Genova in un pomeriggio di una primavera un po’ stentata, riottosa ad iniziare. Presentano il loro nuovo album “L’amore e la violenza n. 2”, ci sono Francesco Bianconi e Claudio Brasini perché Rachele Bastreghi è indisposta e salta questa tappa della lunga serie di presentazioni e interviste di questi giorni in occasione dell’uscita dell’album.
La sala della Feltrinelli è piena già da mezz’ora, molte persone, in maggioranza giovani, accettano pazientemente di ascoltare l’audio diffuso dal sistema di amplificazione della libreria per le scale della Feltrinelli.
È un album con un titolo che può insospettire, in genere il numero due nella cinematografia è sempre inferiore alle aspettative, questo lavoro, ad un primo ascolto suscita la frase “Però, è un volume 2, ma è bello…” Si parla di amore più che di violenza, in “dodici pezzi facili” come recita il sottotitolo.
Bianconi sorride, rispetto a quando lo si vede sul palco o nelle clip, severo, a tratti duro nelle espressioni dello sguardo, è una persona dolce e mite. Sembra uscito dall’immaginazione di uno scrittore russo come Dostoievsky…
Bianconi: “Sì, è vero… Abbiamo deciso di affrontare alla Baustelle un tema universale come l’amore cercando di dire qualcosa attraverso questo tema ampiamente frequentato e codificato. Ha richiesto un lavoro impegnativo, ma io preferisco impegnarmi in qualcosa che richiede un po’ di lavoro interpretativo. Sono canzoni che riguardano questo sentimento universale che tocca tutti noi. “12 pezzi facili”, il sottotitolo, (ripreso da un vecchio film con Jack Nicholson) è ironico, proprio per indicare la “facilità” del genere.”
Pezzi “facili” che in realtà, si allineano rigorosamente all’alta qualità delle canzoni del gruppo, costruite con un’attenzione spasmodica alla calibratura delle parole dei testi, delle melodie, ma anche dei suoni che richiamano con nitidezza atmosfere anni’70, dai “Diaframma” ai “Goblin”, passando per i polizieschi italiani che influenzano anche i videoclip del gruppo.
Conferma Brasini: “Generalmente una canzone nasce prima con la melodia con gli accordi studiati sul piano o sulla chitarra, strumento questo secondo che abbiamo usato maggiormente proprio in questo disco, poi c’è il contributo dei sintetizzatori per ottenere per ogni canzone un “colore” e un’armonia che porti alle complessità che cerchiamo. Un lavoro che fa piacere sapere che sia apprezzato da chi ci ascolta”.
Interviene Bianconi “al lavoro sulla melodia interviene poi quello sul testo che è determinato, come in questo caso, dalle armonie che sono influenzate dalla presenza delle chitarre che le rende più veloci e più semplici, più pop e rock’n roll”.
Detto che la cura delle melodie e dei suoni riecheggiano sperimentazioni anni ’70 e introducono complessità che preparano l’ascoltatore a impattare su testi mai scontati, con Bianconi cerchiamo di afferrare il segreto di questi brani che ogni volta riescono ad avere un passo in più, lo scarto vincente capace ad un tempo di entrare nelle nostre teste “forando” le nostre capacità di ascolto linguistico/percettive e suggerendo sempre qualcosa di imprevedibile e soprattutto, di vero. Il cantante non si sottrae, anzi, con generosità si sofferma a considerare le porzioni di poesia che parlano alla testa o alla pancia per ottenere l’effetto voluto.
“C’è un equilibrio che si va a cercare dentro un’analisi che per me è di testa, perché mi piace questo approccio, lo sento mio. Le parole arrivano cercando di “aggirare” la scontatezza ed è questo l’aspetto che più mi stimola. L’amore, per come lo intendo io, è il contrario di quello che ci passa la nostra società di oggi tutta centrata sull’ego, sulla cura della persona, sulla palestra, i massaggi e il lifting. L’amore, per me è negativo, distruttivo, richiede il totale annullamento di te che ti dai all’altro senza chiedere nulla in cambio.”
Poi, nella canzone, dopo l’analisi, dalla stretta griglia in cui sono trattenuti i significati sapientemente evocati da richiami della cronaca e della storia
“Chiama Hitler
Chiama Donald Trump
Tienimi ancora in vita accanto a te
Mischia Erode, Giuda, Manson, l’I Ching
Vieni a vedere che bel sole c’è…”
Da “L’amore è negativo”
esce la “chiusa” melodica romantica che si apre progressivamente al sentimento e alla pancia dell’ascoltatore
Perché l’amore è negativo
Perché la pace un giorno finirà
Il nostro cuore sporco e cattivo
Il vero amore ci distruggerà
Mi manchi
Davvero
Lo sai?
Da “L’amore è negativo”
Un gioco di equilibri tra significati e significanti lessicali e musicali ricercato spasmodicamente dal gruppo che porta, infine, anche questa volta a un album raffinato e gradevole, “facile” da ascoltare, ma che non toglie nulla a quello a cui i Baustelle ci hanno abituato. Buon ascolto!
Giovanni Giaccone