Gay pride: ne parliamo con Rossella Bianchi, portavoce delle “Princese” del ghetto

Genova – Incontriamo Rossella Bianchi in centro storico, nel basso dove lavora come sex worker.
Siamo venuti da lei, la presidente dell’associazione “Princesa” che promuove i diritti delle persone transgender, per avere un’opinione sulla faccenda del ritiro del patrocinio del Comune di Genova al gay pride.

Una breve intervista, dove ci parla anche di come siano cambiate le frequentazioni del ghetto negli ultimi dieci anni, della concorrenza di internet e della situazione economica del Paese che non permette più di spendere per il sesso quanto si spendeva una volta: “Oggi la gente ha delle esigenze primarie più importanti”.

È una donna ironica, Rossella, che scherza sulla sua età: “Qui nel ghetto siamo over 50 e perdiamo quella fetta di clientela che vuole una compagnia giovane. Qui siamo per l’usato sicuro” aggiunge e poi sorride, seduta sulla sua grande poltrona in vimini che ha visto passare politici, sportivi e padri di famiglia.

Mentre stiamo chiacchierando con Rossella e ne apprezziamo il buonsenso, ecco che il Sindaco fa un comunicato su Facebook in risposta alla lettera aperta del Coordinamento Liguria Rainbow.

Questo il post:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.

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