Il velo ha da sempre suscitato, e continua a suscitare, curiosità e discussioni che rivelano incomprensione o inesattezze d’informazione. A questo proposito, vorremmo cercare di rispondere ad alcune domande: ci sono versetti Coranici che parlano del velo? E se sì, quali sono? Cos’è il velo islamico? Che forma o che forme ha? È un obbligo o una scelta? Qual è l’età contemplata per indossarlo? Quali riflessioni riguardo al velo? Ossia, come viene percepito all’interno del mondo arabo-musulmano e da parte di musulmane osservanti o non osservanti.
Che cos’è il velo?
Nel Corano, il velo è citato in due versetti che ci aiuteranno a darne una definizione.
Il primo è il vers. 31 della Sura Annour XXIV che recita: “e alle credenti di gettarsi i veli (khumurihinna) dal loro capo sul seno e non mostrare i loro vezzi…”
Il Corano usa la parola Khumur, plurale di khimar, che linguisticamente significa un velo coprente. “Tafsir Al Jalalayn” il più autorizzato libro di interpretazione del Corano, definisce così il termine khimar: “Un velo che copre la testa, il collo e il seno”. Non c’è nessun riferimento al tessuto o al colore del velo e neanche al fatto che debba coprire il viso.
Anzi, Il versetto Coranico continua e ordina chiaramente di lasciare scoperti i così detti “vezzi esterni” e cioè il viso e le mani: “…. e di non mostrare i loro vezzi eccetto quelli esterni…”.
A sostegno di questa interpretazione, si può constatare che neanche in altri obblighi imposti da Dio viene chiesto alla donna di coprire il viso: in occasione delle cinque preghiere quotidiane e, a maggior ragione, in quella del pellegrinaggio (un pilastro della fede e un evento di grande importanza e che tra l’altro si compie senza separazione tra i sessi), alla donna è chiesto di indossare abiti larghi e coprenti e di portare il velo, ma di lasciare scoperti il viso e le mani.
La forma del velo richiesta dal Corano dunque è un velo lungo che copre i capelli e che scende sul collo e sul seno lasciando scoperto il viso. Qualsiasi altra forma (veli che nascondono il viso lasciando apparire gli occhi o che coprono tutto il viso) non è contemplata dal Corano.
È importante sapere che l’insistenza di alcune musulmane nel celare il viso e rendersi cosi irriconoscibili (con tutte le implicazioni di possibile pericolo per ordine e sicurezza pubblici), non si fonda su un obbligo divino, ma è solo una manifestazione di estremismo religioso.
Il velo è un obbligo per tutte le donne musulmane?
Le musulmane moderate o di meno stretta osservanza sostengono che l’obbligo del velo non riguarda tutte le musulmane, ma esclusivamente le mogli del profeta, perché esse avevano una posizione molto più importante e delicata, quindi responsabilità maggiori e dunque ci si aspettava da loro una maggiore dedizione.
A favore di questa interpretazione, le musulmane moderate citano un versetto Coranico riguardante le mogli del profeta, che recita: “31. O donne del profeta, non siete come una donna qualunque. Se siete timorate, non siate troppo alla mano nei vostri discorsi, sì da suscitare speranze nei cuori infermi: parlate in un modo corretto. 32. Restatevene in casa e non vi agghindiate al modo del passato Ignorantismo” … Sura Al Ahazaab vers. 31.
A un più attento esame risulta però che questo versetto non parla del velo, ma di un altro obbligo, quello di rimanere a casa del marito e di non uscire, che in effetti riguarda esclusivamente le mogli del profeta. I versetti sul velo sono altri e per comodità li riportiamo qui sotto, anche se uno lo abbiamo già citato sopra:
“O profeta di’ alle tue mogli e figlie e alle donne dei credenti di calarsi addosso i loro mantelli: ciò giova a farle distinguere e ad evitare che sia data loro noia …” Sura Al ahzaab vers. 58
“E alle credenti di’ di abbassare lo sguardo e di sorvegliare i loro sensi …, e di gettarsi i veli dal capo sul seno e di non mostrare i loro vezzi …” Sura Annour XXIV vers. 31.
Come si può vedere, questi versetti sono chiari: il primo chiede al profeta di ordinare alle sue mogli, alle sue figlie, ma anche alle donne dei credenti (cioè a tutte le musulmane) di indossare il velo. L’ordine e l’obbligo si estendono quindi a tutte le donne.
Il secondo versetto non menziona affatto le mogli del profeta, ma parla delle donne dei credenti. Quindi il velo non è un’esclusiva delle mogli del profeta, ma è un obbligo per tutte le musulmane.
L’età giusta per indossare il velo
Esaminiamo ora la questione dell’età giusta per portare il velo: tutti gli obblighi divini nell’Islam hanno come precondizione fondamentale che il fedele sia adulto. Per l’Islam è basilare che il fedele, quando ottempera all’obbligo divino, sia consapevole e cosciente dell’atto che compie e della sua importanza. E questo non può avvenire nel caso dei bimbi piccoli.
Tale condizione vale per tutti gli altri obblighi, quali la preghiera, il digiuno ecc.
La maturità per l’Islam va intesa come maturità sessuale, che segna il risveglio dei sensi. Perciò l’età minima per portare il velo varia da un individuo all’altro, ma in generale parte da circa 13 anni e comunque non è inferiore ai 10 anni. Per questo motivo costringere bimbine piccole, di 3 anni o poco più, a portare il velo va considerato anch’essa come una manifestazione di estremismo religioso, manifestazione mal tollerata dagli stessi musulmani che ritengono sia una violazione dell’infanzia della bambina e un ostacolo al gioco e alla sana crescita.
Il velo dal punto di vista delle musulmane osservanti
Per le musulmane osservanti, l’obbligo di indossare il velo è, come ogni altro obbligo divino, da eseguire con obbedienza e senza fermarsi a fare troppi ragionamenti in merito. Portare il velo, per loro, non costituisce nessun problema perché non vedono nel velo nessuna privazione, esso per loro non inficia la loro eleganza o femminilità e tanto meno loro identità.
Per altre – e forse per la maggioranza- il velo costituisce invece una restrizione della femminilità e una limitazione della libertà: è difficile da portare, particolarmente con temperature altissime che sfiorano i 50 gradi, è meno comodo, meno elegante e meno femminile, ma per molte conta solo che lo devono indossare e lo fanno volentieri come un segno di obbedienza a Dio; vedono nella rinuncia alla libertà un atto di devozione verso il Signore e sono fiduciose che questa rinuncia sarà ricompensata.
Le musulmane molto osservanti credono, come insegna loro il Corano, che la loro femminilità e bellezza appartengano a un uomo soltanto, quello che sarà destinato ad essere loro marito; quindi non hanno bisogno di mostrarsi o “esibirsi” (per usare loro termine) davanti altri.
Inoltre, esse possono togliere il velo davanti a determinate persone e in determinati contesti previsti dal Corano.
Il versetto che segue elenca le persone davanti alle quali la donna può togliersi il velo senza che ciò costituisca un peccato: “…. di non mostrare i loro vezzi se non ai loro mariti, padri, ai padri dei mariti, ai loro figli, ai figli dei mariti. Fratelli e figli dei fratelli o di sorelle, alle loro donne, o ai loro maschi, ai loro famigliari uomini che non hanno più desiderio di donne o ai fanciulli che ancora non notano la nudità delle donne…” Annour XXIV vers.31
La condizione fondamentale insomma è che l’uomo davanti al quale ci si può togliere il velo non provi desiderio della donna, per rapporto di sangue, per età o per impossibilità shariatica di contrarre con lei un contratto di matrimonio.
Anche durante le visite tra le amiche o le feste, che spesso sono appositamente organizzate in due sale separate per i due sessi, le donne possono indossare ciò che desiderano (abiti di cerimonia e acconciature), ma devono comunque coprirsi nel caso entri in sala un uomo oppure quando escono dalla sala.
Ci sono anche musulmane osservanti, ma meno rigide: si tratta di donne istruite e in carriera che, o per comodità o per l’immagine che vogliono trasmettere, portano il velo con più libertà per quanto riguarda forma o colore; ma non senza esporsi alle critiche da parte delle più osservanti.
Il velo dal punto di vista delle musulmane meno osservanti o delle donne emancipate
Il punto di vista delle donne meno praticanti e più emancipate è in armonia con la visione occidentale. Una donna emancipata e indipendente, che può trarre forza della sua istruzione e dalla sua carriera lavorativa, percepisce il velo come una restrizione e limitazione della libertà personale. Ancor di più, lo vede come un simbolo di sottomissione al maschilismo molto diffuso nel mondo arabo islamico. Il velo per lei va ad accentuare altre forme di inferiorità e a rafforzare il dominio maschile nei confronti della donna.
Tanto più che spetta all‘uomo il compito di controllare l’adesione delle donne (sorelle, figlie o mogli) agli obblighi divini. Il Corano, infatti, autorizza l’uomo a controllare e assicurarsi che la donna aderisca agli obblighi anche a costo di punirla. Tante donne sono costrette da parte degli uomini di famiglia a portare il velo. E possono subire violenza se si rifiutano di farlo.
Se aggiungiamo poi che indossare il velo non significa solo coprirsi viso e capelli, ma implica la sottomissione a tutta una serie di comportamenti e divieti, la questione diventa ancora più pesante: la donna è tenuta ad abbassare lo sguardo, parlare a voce bassa, non ridere in pubblico perché la sua voce è considerata “awrah” (una vergona), a camminare a testa bassa e a non parlare se non necessario. Sono obblighi oppressivi che riducono all’inattività e alla passività.
Tutto ciò aumenta nella donna emancipata la sensazione che il velo sia simbolo di sottomissione e riconoscimento del potere maschile, anzi che tutto il complesso di norme e obblighi abbia come obbiettivo solo il soddisfacimento dell’egoismo maschile.
Per non parlare poi del colore prescelto per il velo. Come abbiamo visto, nessun versetto coranico ha imposto il colore nero. Questo è inteso dalla società come simbolo di discrezione e segnale che non si vuole attirare l’attenzione. Il nero nella cultura araba è il colore del lutto e della rinuncia alle gioie della vita.
La dona emancipata costretta al silenzio o quasi, e coperta di nero si sentirebbe trasformata in un’ombra. Nulla di più.
Si sollevano certo voci di protesta contro il velo, ma risultano sempre esili dinanzi all’intimidazione delle donne osservanti e al maschilismo che impera nella società araba islamica.
Negli ultimi anni, come ho potuto anche constatare di persona in occasione di un viaggio recente in uno dei Paesi Arabi che vanta libertà e occidentalizzazione, il numero delle donne che portano il velo è notevolmente aumentato ed è accaduto nel giro di una decina d’anni: chiunque osserva foto di paesi arabi islamici scattate 40-50 anni prima vede una realtà molto diversa da quella attuale: il ritorno all’estremismo religioso oggi è lampante. Basta guardare le vecchie foto di famiglia per notare la differenza.
In questo intervento ho cercato di fornire risposte esaurienti alle domande riguardanti il velo islamico, ma rimane irrisolta la questione di come sia possibile che il 90% delle donne abbia scelto liberamente di indossare il velo.
Lara Manni
Lara Manni è nata ad Amman, in Giordania. Laureata in Lingua e Letteratura Inglese presso la University of Jordan e successivamente in Lingue e Letterature Moderne e Comparate all’Università di Verona, oggi è professore a contratto presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Genova, dove insegna Lingua e Letteratura Araba.
Pubblicazioni:
Su alcuni prestiti dall’arabo nel francese attuale. “Quaderni di Lingue e eLetterature”, 31(2006).101-111;
La lingua e la civiltà arabe tra ieri, oggi e domani. “Europavicina”, 14 (2006),22-23;
La nuova Babele, Presentazione di Petterlini, Verona, QuiEdìt. 200 pp.150;
The first Arabic Translation, inThe FirstTranslation of Machiavelli’s Prince. DePol (Ed.). Part1: From the Sixteenth to the first Half of the Nineteenth Century. Amsterdam-New York. Rodopl. 2010,pp.279-304;
Noce su un manoscritto inedito di Raphael Zakhur (1759-1831). Contributo alla storia della fortuna del Principe di Machiavelli nel mondo arabo.“Storia e politica”, Anno Il, 3-2010, pp.525-541.
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta
Brava, Lara, molto chiaro e istruttivo: la chiarezza nell’affrontare le culture diverse dalla nostra è un presupposto fondamentale
Il velo non è un obbligo, è una scelta. Purtroppo la mia mentalità estremamente femminista non mi permette di contraddirti riguardo ciò che hai scritto ed essendo musulmana, che non porta il velo, posso garantire che NESSUNO può costringerti a metterlo, neanche un uomo. La sottomissione femminile è dovuta alla loro incapacità di ribellarsi in un mondo estremamente maschilista e non c’è scritto da nessuna parte che la voce femminile è considerata ‘una vergogna’. L’unica vergogna sono le donne che accettano queste regole senza verificarle e confutarle.
L’uomo musulmano, se musulmano, non potrà mai e poi mai punire una donna,tantomeno per una cosa simile, se non gli sta bene non la sposerà fin dal primcipio.
E comunquesia abbassare lo sguardo non vale solo per le donne ma anche per gli uomini, per cui non capisco chi sia sottomesso a chi.
Concordo pienamente con Sara , la maggior parte della gente punta soprattutto sui doveri della donna musulmana (quasi mai sui diritti) . Degli uomini , seppure anche loro debbano rispettare tante regole , riguardo al modo in cui si vestono (pantaloncini sopra il ginocchio, magliette sopra il gomito etc) , non fanno tante polemiche.
Sinceramente io concordo con Sara, perché io ho le zie etc.. Che usano il chador, e in pratica se lo possono togliere solamente in casa, con persone famigliari ( parenti, amici strettissimi o comunque qualcuno che il padre o marito conosca bene). Io sono Mulsumana e ho dei genitori di diverse religioni quindi non studio una religione precisa, però mi informo e imparo più cose sull’Islam visto che ho il padre mulsumano, e i miei genitori fortunatamente a differenza di altre ragazzine che sono COSTRETTE ad usarlo, i miei non me l’hanno mai inposto o obbligato, infatti mi hanno detto che sarà una mia decisione, e che se il mio futuro marito, mi costringerà ad usarlo io dovrò andarlo a dirlo a loro così ci parleranno con sto matto e si chiarirà. Mi dispiace tanto per le ragazze che sono Costrette dai padri ad usarlo ?, mi ritengo molto fortunata da questo punto di vista. Però c’è un’altra cosa che dico a tutte le mulsumane, allora l’abbigliamento che si usa non deve essere ASSOLUTAMENTE con mini gonne, vabene gonne, per le più credenti fino al ginocchio, ma va bene usarle, basti che non siano troppo corte, e ASSOLUTAMENTE non si può usare top corti, e andare in discoteche (tipo dove si beve, dove ci siano alcolici, dove ci siano tanti uomini con brutte intenzioni) se presempio è un bar allora va bene, meglio senza alcol, pazzi, etc…allora li vabene, magari tipo quelli piccoli per prendere un pasticcino o drink. Le donne NON sono obbligate a sottostare su queste regole, infatti la parola di una donna non è vergogna. Ricordatelo!!
Grazie, Per queste informazioni mi state aiutando per la mia tesina?
E siamo ben felici. In bocca al lupo e se hai necessità di informazioni scrivici a redazione@fivedabliu.it