Ipotesi ventilata dall’imputato a giustificazione del suo gesto
Genova – Sporgerà querela la famiglia di Jenny Angela Coelo Reyes, la badante ecuadoriana uccisa a Certosa con una coltellata al petto dal marito reo confesso, Javier Napoleon Pareja Gamboa, contro l’ipotesi ventilata dall’imputato a giustificazione del suo gesto: un fantomatico invio al suo cellulare di video hard che presumibilmente ritraevano la donna con il suo nuovo compagno.
Sarebbe questa provocazione ad aver scatenato la violenza dell’uomo che tenta di giustificarsi dicendo di aver perso la testa per gelosia.
Ce lo conferma Giuseppe Maria Gallo, avvocato della famiglia Reyes: “Abbiamo appreso dai giornali di questo tentativo di difesa, adducendo un livello di provocazione insostenibile attraverso questi video che lui lamenta gli sarebbero stati mandati dalla signora e dal nuovo compagno ma è un dato che respingiamo al mittente in maniera decisa e la famiglia sporgerà certamente denuncia querela per diffamazione“.
Quanto a questo materiale hard, durante l’interrogatorio di convalida del fermo l’imputato ha dichiarato che si troverebbe nella memoria di un cellulare nascosto in casa della vittima.
“Non sappiamo nulla di più su questo telefono, ma la sensazione è che non sia stato trovato nulla” continua Gallo che poi tiene a precisare: “A prescindere dal ritrovamento o meno, essendo la signora estranea a tutti questi circuiti che le si attribuiscono, ripeto che l’intenzione della famiglia di sporgere denuncia querela è assolutamente ferma”.
Anche nel caso si ritrovasse il cellulare, la gravità del gesto non lascerebbe comunque dubbi: “L’imputato, avendo ammesso la propria responsabilità, ha di fronte una prospettiva carceraria lunga“, sottolinea ancora Gallo, “Credo voglia avvalorare la tesi del riconoscimento delle attenuanti generiche ma la strada è ardua: c’è una netta sproporzione fra un omicidio e uno stato di provocazione indotto anche da questi fatti che possono sì destare amarezza in una persona, ma certo mi pare ci sia un netto squilibrio fra le due situazioni. Stiamo parlando del nulla”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.