Genova – Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), la produzione di rifiuti pro capite in Italia nel 2016 raggiunge 497 kg per abitante, con una crescita di 10 kg rispetto al 2015.
Al Nord il valore si attesta a 510 kg per abitante per anno (16 kg in più per abitante rispetto al 2015), al Centro a 548 kg per abitante per anno (5 kg in più rispetto all’anno precedente) e al Sud a 450 kg per abitante per anno (6 kg in più).
Quantità di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato
In valore assoluto, in Italia la raccolta differenziata si attesta a circa 15,8 milioni di tonnellate, con una crescita di 1,8 milioni di tonnellate (+12,8%) rispetto al 2015. Tale incremento, tuttavia, è stato determinato dall’uso dei nuovi criteri di calcolo introdotti dal decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del 26 maggio 2016, recante le “Linee guida per il calcolo della percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani”, e dunque oltre 760 mila tonnellate di RD in più (il 40% circa) sono ascrivibili alla differente modalità di calcolo adottata. Infatti, effettuando il calcolo con la precedente metodologia, l’aumento risulterebbe pari a poco più di 1 milione di tonnellate (+7,4%).
Al Nord, la raccolta differenziata si colloca a circa 9,1 milioni di tonnellate, al Sud a 3,5 milioni e al Centro a 3,2 milioni. Tali valori si traducono in percentuali, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macroarea, pari al 64,2% per le regioni settentrionali, al 48,6% per quelle del Centro e al 37,6% per le regioni del Mezzogiorno.
Nel 2016, la più alta percentuale di raccolta differenziata è conseguita dalla regione Veneto, con il 72,9%, seguita da Trentino-Alto Adige con il 70,5%, Lombardia con il 68,1% e Friuli-Venezia Giulia con il 67,1%.
Tutte queste regioni superano, pertanto, l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa nazionale per il 2012.
La Liguria, invece, porta a casa un misero 43,7%.
Quantità di rifiuti avviati al compostaggio e alla digestione anaerobica
Ed eccoci arrivati ai dati che ci interessano per questa piccola ricerca.
Nel 2016, la quantità totale dei rifiuti recuperati attraverso i processi di trattamento biologico aumentano dell’8% rispetto al 2015, passando da circa 6,6 milioni di tonnellate a 7,1 milioni di tonnellate. Anche la quota dei rifiuti organici (umido e verde), attestandosi a 5,7 milioni di tonnellate, presenta una crescita del 10% (+ 518 mila tonnellate).
Il settore del compostaggio, sempre nel 2016, non mostra variazioni sostanziali nelle quantità complessivamente trattate che rimangono pari a 4,1 milioni di tonnellate.
La Liguria, con sole 21.635 tonnellate di organico trattato, si piazza al terzultimo posto della graduatoria nazionale. Fanno peggio soltanto Valle D’Aosta e Molise.
La situazione dell’organico genovese
I rifiuti organici costituiscono circa il 33,9% dei rifiuti delle famiglie. Eppure a Genova AMIU ha avviato la raccolta differenziata dei rifiuti organici (con contenitore stradale marrone) solo nei quartieri di Pontedecimo e Sestri Ponente, e successivamente nelle zone del Diamante, Valtorbella, Cà Nova, Voltri 2 e Val Varenna, coprendo un bacino territoriale di circa 50.000 abitanti su un totale di 584.969 (oltre 700.000 se si considera la Città Metropolitana).
Nell’estate 2016 poi, è stato introdotto il sistema di raccolta differenziata porta a porta anche per il rifiuto organico nei quartieri di Quarto Alto e Colle degli Ometti.
Perché non ampliare la raccolta, almeno con contenitore stradale, visti anche i benefici economici della differenziata che nel 2016, con una misera percentuale del 32,89, ha prodotto 4.332.450,92 di Euro, cioè un valore di circa 39 Euro a tonnellata? (Vedi QUI il Bilancio di Sostenibilità di AMIU a pag.77).
Partendo da queste considerazioni e dalle lamentele dei nostri lettori, virtuosi del cassonetto, abbiamo realizzato questo breve servizio per sensibilizzare le istituzioni, perché non ci sono scuse: lo slogan #Genovameravigliosa passa anche attraverso la “rumenta”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.