Smog, Italia deferita alla Corte UE

Il deferimento arriva nell’ambito di una procedura di infrazione cominciata nel 2014 per violazione delle norme europee antismog

L’Italia è stata deferita alla Corte europea in materia di inquinamento atmosferico da Pm10, una decisione che fa riferimento alla ripetuta violazione, nel nostro Paese, dei limiti Ue per il particolato.
Con la stessa motivazione, a quanto si è appreso, l’esecutivo Ue ha deferito Ungheria e Romania e ha denunciato alla Corte anche Francia, Germania e Regno Unito per il superamento dei limiti di biossido di azoto (No2).
Il deferimento arriva nell’ambito di una procedura di infrazione cominciata nel 2014. L’Italia ha una seconda procedura di infrazione in corso sulla qualità dell’aria, avviata nel 2015, per il superamento dei valori limite di biossido di azoto (NO2). Il 31 gennaio scorso il commissario Ue all’ambiente Karmenu Vella aveva convocato a Bruxelles i ministri di nove Paesi tra cui l’Italia, chiedendo l’adozione di misure per ridurre l’inquinamento atmosferico. A quanto si apprende da fonti europee, la documentazione fornita da Roma è stata sufficiente per evitare l’aggravamento della procedura di infrazione sull’NO2 ma non quella sul particolato, in quanto il piano italiano prevede una normalizzazione della situazione in tempi troppo lunghi.

Così il responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia, Andrea Boraschi: “Il provvedimento adottato dalla Commissione europea non sorprende nessuno. Era annunciato da tempo e l’Italia ha fatto di tutto o quasi per meritarlo. È la conseguenza lineare dell’inazione dei governi succedutisi negli ultimi anni, e della marginalità delle politiche ambientali e sanitarie nel nostro Paese”.

Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, in Italia si registrano ogni anno oltre 80 mila morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico.
Solo lo scorso anno sono stati 39 i capoluoghi italiani in cui almeno una centralina di monitoraggio dell’aria ha fatto registrare il superamento del limite annuale di 35 giorni con concentrazioni medie superiori a 50 μg/m3 (microgrammi per metro cubo). Tra queste città, ve ne sono addirittura 5 in cui i giorni di sforamento dei limiti di legge sono stati più di 100 (e ve ne sono molte altre con valori appena inferiori). La Pianura Padana, la Valle del Sacco nel frusinate e altri territori della Penisola sono in piena emergenza ambientale e sanitaria.

Greenpeace ricorda infine che oltre al Pm10, in Italia resta da affrontare seriamente il grave impatto causato dal biossido di azoto, un inquinante tipico del settore trasporti e dei diesel in particolare.
Questo inquinante, in Italia, è responsabile di oltre 17 mila morti premature l’anno e sul biossido di azoto è aperta una ulteriore procedura di infrazione contro l’Italia. Il nostro Paese ha rappresentato negli ultimi anni uno dei mercati più floridi per le auto a gasolio, mentre la penetrazione della mobilità elettrica è molto più bassa rispetto ai Paesi del nord Europa. Secondo l’organizzazione ambientalista è ragionevole attendersi che, in assenza di provvedimenti radicali da parte dei prossimi esecutivi, anche la procedura d’infrazione per il biossido d’azoto possa concludersi con un deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia.

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