Genova – In questi giorni di nuova discussione sull’utilità del Terzo Valico e sull’irrinunciabilità a un’infrastruttura dettata dall’emergenza isolamento in cui si troverebbe il porto di Genova, il Movimento No TAV-Terzo Valico ha presentato in assemblea pubblica, al teatro La Claque di Genova, un documento aggiornato sulle ragioni tecniche per dire no a questa grande opera.
“La parola chiave di questo pressing mediatico in favore del Terzo Valico è isolamento. In realtà esso è parte del furore ideologico di chi sta portando avanti la costruzione di quest’opera. In primis il Sindaco Bucci e il Governatore Toti, in perfetta continuità con chi li ha preceduti”.
Comincia così l’intervento di Gianluca Putzolu, attivista del Movimento di Isoverde, che tiene a precisare come sia cambiata la qualità della vita nelle zone che “interferiscono” con i cantieri: “Isoverde è un paese con 800 abitanti dove transitano 300 camion al giorno. È nato anche un impianto di betonaggio che avrebbe dovuto diminuire il traffico ma che, invece, serve anche altri cantieri, alcuni dei quali sono privati! Altro che miglioria ambientale, qui si tratta di business”.
Insomma, un paese trasformato in discarica “ignorando completamente la contrarietà della gente”, continua Putzolu che poi aggiunge: “Non è vero che l’opera non si può fermare. I lavori sono compiuti solo al 21% e servono ancora 6 miliardi e 200 milioni di Euro per completarla. Perché non dirottare queste risorse per contrastare il dissesto idrogeologico?”.
“Investire meglio i soldi di tutti” e “creare una sinergia più forte tra chi lotta in Liguria e in Piemonte”. Questo è il nucleo dell’intervento di Putzolu che si conclude con una critica alla bozza di contratto Lega-M5S, mal digerito dagli attivisti (vedi QUI il nostro servizio).
L’assemblea entra nel vivo dei dettagli tecnici con l’intervento di Bruno Marcenaro, che insieme a Mauro Solari è uno degli ingegneri che da sempre collaborano con il Movimento No Tav: “Le tre linee di valico già esistenti servono benissimo a smaltire i container, in più, a breve sarà completato il raddoppio della ferrovia Pontremolese che porterà via da Genova i contenitori dei porti di La Spezia e Livorno che oggi passano da noi. Dunque il traffico diminuirà. Perché non queste cose non le dicono quelli che sostengono il Terzo Valico? Lo sanno?”.
Non perde l’occasione, Marcenaro, per mettere in chiaro qualche concetto chiave e, infatti, subito dopo puntualizza: “Il Terzo Valico, quello vero, è lungo 1.500 metri ed è il collegamento che dovevano fare tra Borzoli e la Succursale dei Giovi”.
A introdurre il nuovo documento con gli aggiornamenti tecnici (“Note sul Terzo Valico dei Giovi: le ragioni del NO”) è, invece, Mauro Solari che scandisce in un elenco per punti tutte le criticità dell’opera: “Per prima cosa non si dice che le attuali linee di valico hanno ancora una capacità residua di 100-150 treni che si può ancora implementare, sostituendo l’attuale linea elettrica, fino a 300 treni al giorno.
Ancora: solo l’8% delle merci viaggia interno perché manca il terzo Valico? Non è così. Il problema è che non ci sono binari in porto. Non solo: si tratta di 50 Kilometri di ferrovia con due binari. Ora, in ferrovia non esistono i sorpassi dunque se un treno merci va a 120 all’ora e dietro c’è l’alta velocità che va a 240 cosa succede? L’alta velocità deve rallentare”.
Insomma, è un attacco sistematico ai luoghi comuni sul Terzo Valico quello del nuovo documento presentato alla Claque, un attacco che non si fa mancare nulla. Si va dalle complicazioni date dalle pendenze tra il parco di Sampierdarena Smistamento e l’inizio del Terzo Valico, le stesse pendenze delle attuali linee di valico, al falso problema dei limiti di sagoma, fino ai progetti esistenti, diversi, e mai tenuti in considerazione.
Usciamo dal teatro con tante domande in mente: “Possibile che la politica non si sia accorta che il business cinese ha già scelto il porto di Triste perché ha fondali migliori di Genova e, da Suez, si risparmiano quattro ore di viaggio?”.
“E della nuova piattaforma logistica Maersk, nel porto di Savona, già collegata al nodo ferroviario e che sarà inaugurata a breve?”. Per non parlare della Pontremolese.
Alla fine ci resta in testa l’ironia di Marcenaro: “Ma i politici, lo sanno?”.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.