AIRC: 5X1000 = 14 X 7 > 200 X 6
Sembra un’equazione ma sono i numeri che aiutano a capire un importante passo avanti nella ricerca sul cancro. L’AIRC finanzierà con 14 milioni di euro all’anno per 7 anni i 6 programmi speciali di ricerca sulle metastasi che impegneranno 200 scienziati su tutto il territorio nazionale.
Un nuovo impulso che contribuirà anche alla creazione di un network di ricercatori molto qualificati nell’ambito della ricerca oncologica. Ma perché è stato deciso un investimento così rilevante per lo studio delle metastasi?
«Il 90% delle morti per cancro è causato dalle metastasi – racconta Ulrich Pfeffer, biologo molecolare e ricercatore dell’Ospedale Policlinico di San Martino – e tuttora rimane il grande problema non risolto dell’oncologia perché il tumore primario in genere è gestito molto bene ma ciò che crea le maggiori difficoltà sono proprio le metastasi. Questo finanziamento, il più grande mai realizzato in Italia, contribuirà a comprendere meglio i meccanismi molecolari alla base della disseminazione tumorale e ad identificare nuovi approcci per il trattamento della malattia metastatica con l’obiettivo di rendere il cancro sempre più curabile».
I sei programmi, selezionati dopo la rigorosa valutazione “peer review” da parte di un gruppo di esperti internazionali, affrontano la complessità delle metastasi da multiple angolature: due programmi studiano i tumori del sangue, che per le loro caratteristiche si diffondono in tutto l’organismo; due sono incentrati sull’immunoterapia, la nuova frontiera nella terapia dei tumori; altri due, infine, si concentrano su particolari tipologie di tumore: colon-retto e tumori con sede primaria sconosciuta. Uno dei criteri chiave per la selezione dei programmi è la traslazionalità, cioè la possibilità di tradurre rapidamente le scoperte della ricerca di base in strumenti utili alla clinica e ai pazienti.
«Il progetto del professor Michele Maio dell’azienda ospedaliera universitaria di Siena – spiega Ulrich Pfeffer – si svolge insieme a noi e riguarda melanoma, mesotelioma e glioblastoma. La nostra partecipazione comprende un team multidisciplinare nato all’interno del “disease management team” dove si incontrano tutte le professionalità che hanno a che fare con determinate patologie, in questo caso il melanoma. Il nostro team è guidato dalla professoressa Paola Queirolo, molto nota per la sua attività nella prevenzione del melanoma e da Silvano Ferrini che è un ricercatore. In questo team multidisciplinare, dove la clinica si interseca con la ricerca ricerca, abbiamo lavorato molti anni per creare una nuova progettualità e questo ci ha permesso di lavorare insieme a Michele Maio. Lo studio riguarda l’immunoterapia che rappresenta una nuova frontiera nella lotta contro i cancro, è un cambiamento enorme nella cura delle metastasi perché abbiamo dei casi che hanno dato risposte durature nel tempo, anche delle complete guarigioni. C’è però ancora un problema rappresentato da pazienti che non rispondono alla terapia o pazienti nei quali la patologia tumorale riprende a progredire. Questo studio punta a migliorare l’efficacia di questa terapia sia in termini di percentuale di pazienti che hanno una risposta positiva sia per la durata, questo attraverso l’associazione di farmaci epigenetici e cioè che modificano le alterazioni del DNA che non sono genetiche ma che sono aggiunte al DNA e che possono quindi influenzare la risposta delle immunoterapie e conseguentemente la regressione tumorale. La ricerca parte da uno studio clinico che si sta svolgendo a Siena dove si fa la prima associazione di immunoterapia con un farmaco epigenetico, si cercherà di capire la risposta dei pazienti e successivamente formuleremo studi clinici in base alle quali potremo proporre nuove terapie e nuovi farmaci.
L’immunoterapia potrebbe sostituire la chemioterapia?
«Chemioterapia, radioterapia e immunoterapia non devono essere antagoniste, ogni situazione è una storia a sé, l’immunoterapia non sostituisce le cure, diciamo, tradizionali. La personalizzazione della terapia individuale è un aspetto molto importante, ogni paziente è differente come lo è ogni tumore quindi noi studiamo le strategie più opportune per ogni singolo paziente».
Grazie a questi nuovi finanziamenti per quanto tempo potrete andare avanti con la ricerca?
«Abbiamo sette anni di tempo ma l’AIRC farà delle valutazioni intermedie delle nostre ricerche dopo 3 e 5 anni e questo fa la differenza, in quanto noi abbiamo il problema della continuità dell’erogazione dei finanziamenti e spesso in passato è accaduto che dovessimo interrompere i nostri studi perché mancavano le risorse economiche, ora, avendo a disposizione ben sette anni continuativi avremo tutto il tempo necessario per raggiungere risultati molto importanti».
I 6 nuovi programmi di Ricerca:
Dal tumore del colon a quelli del sangue. Questi i 6 nuovi programmi di ricerca Airc sulle metastasi tumorali:
– Istituto di Candiolo – Fondazione del Piemonte per l’Oncologia (FPO): Il tumore del colon-retto è oggi curabile nella maggior parte dei casi quando è localizzato, mentre la prognosi peggiora se ci sono metastasi. Questo programma, spiega Alberto Bardelli, “ha lo scopo di identificare le caratteristiche molecolari delle metastasi per trovare marcatori con i quali prevedere l’insorgenza delle stesse”.
– Istituto di Candiolo – Fondazione del Piemonte per l’Oncologia (FPO): Il programma, afferma Paolo Comoglio, “si propone di migliorare la diagnosi e trovare nuovi bersagli terapeutici per i tumori con sede primaria sconosciuta, cioè dei quali si ignora l’origine. Data la natura intrinsecamente metastatica di questi tumori, i risultati che si otterranno potranno essere utili anche per pazienti che convivono con altri cancri metastatici il cui tumore primario è invece noto”.
– Università degli Studi di Roma La Sapienza: Alcuni pazienti con neoplasie linfoidi vanno incontro a ricadute spesso accompagnate da localizzazioni disseminate in più organi, nonostante queste malattie siano nella maggioranza degli altri casi curabili. Il programma, chiarisce Roberto Foà, “utilizzando le più avanzate tecnologie, studierà il materiale genetico delle cellule metastatiche e del loro microambiente per sviluppare nuove e più efficaci terapie”.
– Azienda Ospedaliera Universitaria Senese: Numerosi pazienti colpiti da melanoma, mesotelioma o glioblastoma in forma avanzata non rispondono all’immunoterapia, ovvero alle cure che stimolano le nostre difese ad attaccare il cancro. Il programma, afferma Michele Maio, “si propone di potenziare l’effetto dell’immunoterapia attraverso l’impiego di farmaci che aumentino il riconoscimento delle cellule tumorali da parte del sistema immunitario”.
– Humanitas Mirasole S.p.A.: Una delle tante strategie che il tumore mette in atto per produrre metastasi è annientare i meccanismi di difesa del nostro organismo, localizzati nel microambiente tumorale. Con questo programma, spiega Alberto mantovano, “si intende tradurre questi meccanismi immunitari in strumenti di diagnosi, prognosi e terapia per i pazienti, partendo dallo studio dei tumori del colon retto e del pancreas fino ad arrivare ad altre forme di cancro”.
– Università degli Studi di Firenze: Le malattie mieloproliferative croniche sono neoplasie ematologiche piuttosto comuni che in alcuni casi possono evolvere in forme più aggressive. Il programma si propone di “identificare – chiarisce Alessandro Vannucchi – nuove mutazioni che causano la progressione delle malattie mieloproliferative croniche, inizialmente indolenti, verso forme a prognosi fatale, e di sfruttare queste conoscenze per migliorarne la diagnosi e la prognosi”.
Giulia Danieli
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Svolgo attività di collaborazione giornalistica per RSI, la Radiotelevisione Svizzera Italiana, e ho partecipato alla redazione e alla produzione dei servizi documentaristici sul crollo del ponte Morandi (“43-Il ponte spezzato”) e sulla truffa dei falsi Modigliani (“Il giallo Modigliani”), entrambi andati in onda su Falò, magazine settimanale di informazione e approfondimento di RSI. Collaboro con vari quotidiani digitali sui temi sanità, salute, ambiente e diritti civili. Ho collaborato per il quotidiano Il Secolo XIX.