Semplificazioni

Volevo fare un post per ricordare che proprio oggi, 34 anni fa, era stato colto da malore un congiunto di quella giornalista che su Rai3 presenta… gira la Carta, Carta pulita, scarta la Carta, ruota di scorta, molla la scorta? Ah, si ci sono…. Carta Bianca. Stavo per catapultarmi su internet perché ormai la parola congiunto non si può più usare. Cancellata, dopo il brutto scivolone di quel congiunto dell’ex dt della nazionale che di nome fa …. pero’, non come il santo protettore di Padova, ma come l’eroe di due mondi. E fa il prof. universitario. Troppo generica quella parola:  congiunto.  I rosiconi hanno chiesto addirittura di bandirla e sopprimerla dal vocabolario. E hanno informato l’Accademia dell’Etrusca.

Cercavo quindi l’esatto grado di parentela di quel…. familiare (?),  ed ero persino disposto a dimezzare, come succede al concorrente de “I soliti Ignoti”. Quando mi è passato davanti il post di Nadia Cari’. Ed è stata folgorazione “Il 7 giugno 1984 Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, dopo un comizio elettorale a Padova viene colto da un malore. Morirà l’11 giugno, dopo 4 giorni di coma. E con la sua morte inizierà la lenta, ma inesorabile agonia di quel partito di popolo e lavoratori che oggi non esiste più!…”

Quindi volevo fare un post sulla scomparsa di Enrico Berlinguer, ma mi deve aver colpito il virus del discorso per la fiducia. Dai, con l’emozione – il caldo l’emozione il nodo della cravatta- ci sta. E poi, sti Berlinguer, ma quanti sono. Il compianto Enrico, e poi Giovanni il fratello, che è stato deputato del PCI, scomparso quattro anni fa. E la succitata figlia di Enrico, Bianca. La giornalista Rai.

Io questi illustri, con parenti illustri, tutti illustri, finito ’ per odiarli, almeno un po’. Che nella mia smania di semplificazione mi mettono ansia. Comprendo che il sosia di Berlusconi – dai ragazzi, anche lui ignorava che i fratelli Cervi fossero stati barbaramente trucidati e voleva parlare con il loro padre -. Quel sosia con il cognome che ricorda l’ex dt della nazionale. No dai, mica Ventura. Quello della canzone di Lucio Battisti, il cantautore che lanciava la stampella contro il pubblico. Insomma, capisco che quel cinquantaquattrenne con il capello arrossato come un tarocco di Sicilia, tirato per la giacchetta da tutte le parti. In trance per gli appunti squinternati sul tavolino – altro che tavolino, era lo scranno – con Giggino che gli faceva segno di si è di no su quello che poteva dire e quello che non si poteva dire. Annuiva per il si è scuoteva la testa per il no. Come i cani con testa semovente degli anni Settanta. E con Matteo, ruspa, Salvini con le chiappe già alzate per andare a fare un brindisi a Brindisi. Ecco in mezzo a tutto questo ambaradan capisco che possa essersi confuso. E poi, magari rischiava di chiamare Sergio il defunto e di apostrofare come “Tutti i Santi” il presidente della Repubblica.

Lo capisco, lo capisco il presidente del coniglio, il capo del nonsoseneescovivo, il pre…gner. Che la prova era performante. Particolarmente perdedeformante.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.

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