Genova – Lourdes Garcia, la madre di Jefferson Tomalà, il ragazzo che domenica scorsa, a Borzoli, ha aggredito a coltellate due poliziotti durante un TSO restando ucciso, ripercorre i momenti tragici della vicenda che ha portato alla morte del figlio.
Dalla telefonata al 112 per chiedere un’ambulanza perché aveva paura che si ferisse con un coltello, all’arrivo dei poliziotti, allo spray al peperoncino spruzzato nella stanza dove il ventenne stava sdraiato a letto, fino agli spari.
“Ho sbagliato a chiamare. Volevo un’ambulanza. Non ho chiamato la polizia. Mio figlio era triste e depresso, ha colpito il poliziotto perché è stato provocato”, e ancora: “Per fare il poliziotto devi fare un corso. Non si tratta così neanche un animale. Chi ha sparato deve pagare”.
Questo lo sfogo al termine della conferenza stampa di oggi, alla quale hanno partecipato anche Santiago Tomalà, il fratello del ventenne che era con lui nella stanza fino a un attimo prima degli spari – “Da fuori ho sentito le urla che dicevano no, no, no. Erano voci diverse, quattro o cinque voci che dicevano no. Poi gli spari” – e la sua compagna, Angy Chavez.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.