Genova – In tanti hanno sfilato, ieri, sotto le insegne dell’arcobaleno.
Si parla di 10.000 persone almeno, in marcia attraverso la città per difendere l’inclusione, per difendere i diritti umani, per difendere la famiglia. Perché “famiglia” non è solo quella tradizionale, è di più, è il luogo che ti accoglie.
Ultimamente il nostro Paese sembra aver dimenticato il significato dei questa parola e allora occorre ripetere “sempre più ad alta voce delle ovvietà, come che l’amore è amore e dobbiamo farcene una ragione” precisa Cecilia Strada, madrina del Liguria Pride 2018, che aggiunge: “Dobbiamo riguadagnare quei diritti che pensavamo acquisiti e abbiamo perso e conquistarci quelli che ci spettano per il futuro”.
Poi sul mancato patrocinio da parte del Comune di Genova, dettato dal fatto che il Pride sarebbe “divisivo”, distingue: “Sono le discriminazioni che dividono, i diritti uniscono sempre”.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.