Ruspanti

L’hanno soprannominato, sfottenti, o forse no, adoranti, “l’ assessore sceriffo”. Del resto lui ha scelto emblematicamente, in accordo con il suo sindaco Marco Bucci, di trasformare l’appellativo della sua delega da assessorato alla legalita’ in assessorato della sicurezza. Questione di sfumature, oppure no, non solo di forma ma di sostanza. Visto che il precedente titolare, Elena Fiorini, di mestiere è tornata a fare l’avvocato e lui, Stefano Garassino, al massimo, riprenderà a svolgere le mansioni di rappresentante di una ditta di serrature e di sistemi d’allarme.

E comunque, giusto così, tenendo presente che il problema di fermare la microcriminalità sempre dilagante in città, e soprattutto nel centro storico, è stato il ritornello/refrain, per la verita’ mai suonato dai rappresentanti del centro sinistra, della campagna elettorale pancia a terra del trittico Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia.

Ruspanti

Lo aveva fatto, prima di Garassino, l’aspirante sindaco Stefano Balleari, poi autolimitatosi nel ruolo di vicesindaco. Sul fronte opposto si era associato, per la verita’, il pop filosofo Simone Regazzoni, accusato per questo dal fuoco amico di essere di destra e, come estimatore di Clint Eastwood, di avere anche lui, al pari degli sceriffi, una predilezione per le colt fumanti. Già’ Regazzoni, poi autoemarginatosi al ruolo di sostenitore di Gianni Crivello, poi uscito dal Pd sbattendo la porta, che attualmente galleggia, dedicandosi ad implementare le sue personalissime riflessioni da spin doctor sulla forza delle narrazioni. Non a caso è recentemente autore di post in cui il nostro ministro dell’interno, il capitano Matteo “Ruspa Salvini” apparirebbe statista e stratega. Se non della politica almeno della comunicazione social.

Epperò, tornando a bomba, riportare a Genova un minimo di sicurezza, o almeno la città e il centro storico, nell’ambito della legalita’, non risulterebbe essere affatto semplice. Tant’è che lo sceriffo, quello del centro destra, che, visti i comportamenti e le smargiassate del suo referente ministro dell’interno, per antonomasia buonista non può essere, una volta diventato assessore ha dovuto iniziare ad ammettere come nonostante il paracadute degli ombrellini far ritornare GenovaMeravigliosa non sia affatto impresa da poco.

Matteo Salvini

Così, di fronte a un Prefetto che continua ad opporre alle sue richieste di uomini e mezzi il problema reale della carenza di soldi e organico, ha minacciato di incatenarsi a Roma, proprio davanti al ministero del suo mentore, che, vedi caso, aveva accompagnato appena qualche giorno fa proprio in Prefettura, nel corso di un tour postelettorale. Poi, non contento, ha riminacciato, ove non fosse esaudito, di intervenire personalmente a bordo di una ruspa per appianare/spianare la situazione. Dimostrando nei fatti, come ormai la sua personale idea di sicurezza abbia preso il largo rispetto a quella d’antan del suo predecessore/avvocato, sulla legalità e sul senso delle istituzioni. Rimane da vedere se alla fine il ministro dell’interno, mentore del suo ammirevole allievo e ruspista per antonomasia, accontenterà i capricci del figlioccio per un successivo mirabolante spot elettorale, creando altresi’ qualche problema di digestione a Prefetto e Questore. Per servirsene poi con pressanti comunicazioni social che ci renderanno una volta di più consapevoli di quanto, in definitiva, sia difficile governare passando dalle parole ai fatti. Per far tornare GenovaMeravigliosa non bastano colpi di spugna, ombrellini e red carpet.

Giona

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