Inconsapevolmente

 

Inconsapevolmente

Il mio amico social Gianluca Marconi si chiedeva, qualche giorno fa, le origini del nome di battaglia che utilizzo come pseudonimo ipotizzando che quel Giona potesse essere il profeta minore protagonista del Libro di Giona, testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, conosciuto universalmente come Giona e la balena. In realtà il mio pseudonimo è mutuato da un personaggio dei fumetti di Cucciolo, dove Giona è indiscutibilmente il menagramo della allegra compagnia. Eppero’ potrebbe essere tranquillamente la trasposizione modernizzata di quel Giona della balena perché la sua storia, che nasce e finisce in soli quattro libri, non solo e’ un concentrato di sfighe incommensurabili, ma contiene anche una morale al passo con i nostri impalpabili tempi. In soldoni Giona rifiuta l’ordine del signore di andare a predicare a Ninive e fugge in direzione opposta su una nave. La nave viene investita dalla tempesta e Giona, preso dal rimorso confessa che la ragione della collera divina che l’ha generata è il suo rifiuto. Viene gettato in mare per salvare passeggeri ed equipaggio e finisce inghiottito da una balena.

Inconsapevolmente

Dal ventre della balena Giona rivolge a Dio un’intensa preghiera e la balena lo vomita su una spiaggia. Giona raggiunge Ninive e salva la città e i suoi abitanti che si redimono. Ma qui riemerge il suo istinto ribelle: lui non è contento del perdono divino, voleva la punizione della città di Ninive. Così, nel capitolo 4, si siede davanti alla città e chiede a Dio di farlo morire. Al contrario il Signore fa spuntare un ricino per fargli ombra, ma all’alba del giorno dopo un verme rode il ricino che muore. Il sole e il vento caldo flagellano Giona che invoca nuovamente la morte. E allora l’autore riporta le parole divine divenute celeberrime “Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta ed in una notte è perita; ed io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città in cui sono più di cento ventimila persone che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, è una grande quantità di animali”. Cosi’, leggendo la storia di Giona, finito nel ventre della balena e vomitato su una spiaggia, mi è sembrato che mai personaggio e storia potessero esser più attuali. Con quella incapacità di distinguere fra mano destra e mano sinistra, fra bene e male, al tramonto delle ideologie, di destra e sinistra, nel trionfare del populismo, delle fake news della comunicazione e de” potere della narrazione. Di quello che si vuol sentire dire e del reale, che è un’altra cosa rispetto alle percezioni. Nell’era di influencer e comunicatori. Che poi, quel non saper distinguere fra mano destra e sinistra, che tradotto in gergo popolare suona “la mano destra non sa quello che fa la sinistra”, non è altro che l’emblema del nostro tempo in cui si è perennemente connessi ma spesso si dimentica di connettere il cervello. Avete presente il caso Savona, Conte rispedito al mittente, la chiamata di Cottarelli e poi l’incarico di nuovo a Conte. Per non parlare del congiunto del presidente Sergio Mattarella.

Inconsapevolmente
Armando Siri

Percio’ gli esempi abbondano, specie in politica. Ancora recentemente uno per tutti, quello del genovese Armando Siri, quarantasettenne consigliere economico di Matteo Salvini, laurea in scienze politiche, con alle spalle il fallimento di Mediatalia, società che ha lasciato debiti per oltre un milione di euro, e condanna patteggiata a un anno e otto mesi per bancarotta fraudolenta. E poi, secondo L’Espresso di un paio di mesi fa “Due società con sede legale in un paradiso fiscale. Un socio indagato per corruzione in un’inchiesta dell’antimafia di Reggio Calabria. È questo il palmares imprenditoriale di Armando Siri, l’ideologo della flat tax targata Lega, l’uomo scelto da Matteo Salvini come consigliere economico”. Siri, comunque, eletto senatore e gratificato in quota Lega del ruolo di viceministro ai trasporti e alle infrastrutture dal suo leader, comunque la combina bella in diretta,  sostenendo r ribadendo per ben tre volte durante Tagada’, su La7, che Danilo Toninelli, fra l’altro capo dello stesso Siri come titolare del ministero ai trasporti e alle infrastrutture, non fosse ministro. Che poi Siri e’ perfino giornalista e dovrebbe essere informato  per essere in grado di informare.

Cosi Il buon Armando è entrato di diritto nel girone degli “inconsapevoli a far compagnia ai reprobi dell’ “a sua insaputa” e ad essere chiamato in giudizio insieme a loro

Inconsapevolmente
Claudio Scajola

Primo fra tutti quel Claudio Scajola, in lizza con Lanteri e favorito nel ballottaggio di Imperia che designerà il sindaco. Quello Scajola, predecessore di Salvini al dicastero degli interni nel corso del G8 genovese. Lo stesso Scajola che tolse la scorta al professor Biagi, poi ucciso dalle Br e fu “pizzicato” a dire che si trattava di un “rompicoglioni”. Lo stesso ex ministro inconsapevole di essere proprietario di un’abitazione nei pressi del Colosseo. A sua insaputa appunto.
E per entrare nel circolo  di quelli che “la mano destra non sa quello che fa la sinistra” si sono segnalati molti altri peccatori. Comunque, buon ultimo, il sindaco Marco Bucci che, non contento della scena muta sulla fascia tricolore, prima nega il patrocinio al Liguria Pride e poi ne copre le spese. E ancora, non indomito proclama solennemente di fronte agli abitanti della Diga che interromperà il rapporto del Comune con Arte e poi il giorno dopo firma il nuovo contratto.
E intanto continuiamo ad attendere quel Giona, predicatore vomitato dalla balena, che con le sue prediche ci salvi dalla distruzione eterna. Anche se in molti poi finiscono per confidare nell’infinita comprensione di chi da lassù ci sta guardando.

Giona

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