Bordighera, Imperia – Sono arrivate ieri, in tarda serata, le dimissioni del consigliere di maggioranza Giovanni Ramoino da capogruppo della lista “Bordighera Vince”.
Ramoino, detto “Ramon”, al termine del Consiglio Comunale ha rimesso nelle mani del Sindaco anche le sue deleghe: Acquedotto, Manutenzione, Giardini e floricoltura.
All’origine di questa decisione c’è un’interpellanza urgente dell’ex sindaco Giacomo Pallanca, oggi capogruppo della lista d’opposizione “Progetto Bordighera” , che ha chiesto chiarimenti in merito ai suoi presunti rapporti con la famiglia Pellegrino, finita sotto inchiesta nel 2012 nell’ambito dell’indagine “La Svolta” e oggi in attesa del secondo giudizio d’appello dopo che la Cassazione ha annullato le assoluzioni del primo (vedi QUI) e confermato le misure di prevenzione per la pericolosità sociale qualificata – per la presunta appartenenza ad associazione di stampo mafioso – dei fratelli Giovanni, Maurizio e Roberto Pellegrino, con la confisca definitiva dei beni, compresa la villa che domina Bordighera (vedi QUI)[1].
Il riferimento è chiaro e riguarda le polemiche, scoppiate subito dopo le recenti amministrative, in merito a una presunta cena di Ramoino nella villa (confiscata) della famiglia Pellegrino. Circostanza negata ai nostri microfoni dal consigliere di maggioranza ma poi confermataci dalla stessa Lucia Pepè, moglie di Maurizio Pellegrino.
Il video con gli interventi di Giovanni Ramoino e di Lucia Pepè
L’aria in Consiglio Comunale è tesa.
Ramoino dichiara che non risponderà alle domande dell’ex sindaco Pallanca in quanto “non ha un titolo per sottoporre alcuno dei presenti all’interno di questo consiglio comunale ad interrogatorio”.
E ancora: “Non siamo in un’aula di tribunale, non ci travestiamo da avvocati, da imputati o da giudici. Siamo in una seduta del Consiglio Comunale di Bordighera e gli interrogatori, se necessario, li facciamo altrove, con il rispetto delle garanzie di legge per tutti”.
Poi rincara la dose invitando il consigliere d’opposizione a dirigersi verso “via Primo Maggio, Comando dei Carabinieri. Si accomodi, e se lei è così informato, lì c’è una caserma. Prego”.
Interviene Pallanca per ribadire che le sue domande “sono molto semplici. Sono domande precise e il non rispondere in maniera puntuale lascia, comunque sia, un sospetto“, quindi fa presente che l’interrogazione prende le mosse “da un video dove è lei che parla. Quindi lei nega quello che ha detto in video?”.
“Le ho già risposto”, ribatte laconico Ramoino e al Presidente del Consiglio Comunale, Marco Farotto, non resta altro che dichiarare conclusa l’assemblea.
Mentre scriviamo, la vicenda si complica ancora perché “Bordighera Vince” fa sapere, in una nota stampa, di aver escluso il consigliere Ramoino dal gruppo di maggioranza con decisione unanime, e di aver nominato Laura Pastore nuovo capogruppo.
Queste le motivazioni: “Non ha assunto i comportamenti di trasparenza che sono condizione inderogabile per fare parte della maggioranza consiliare che guida la città”.
L’interrogazione del consigliere Pallanca:
Simona Tarzia
[1]Una nota sul procedimento contro i Pellegrino-Barilaro:
Per i fratelli Pellegrino la Cassazione ha confermato la confisca dei beni (imprese comprese) e la sorveglianza speciale solo per Maurizio e Giovanni. Al terzo fratello, Roberto, non è stata applicata perché si è trasferito in Costa Azzurra e la misura in questione non è prevista dalla normativa francese. Sempre la Cassazione, nel 2017, confermando le condanne per gli esponenti del locale di Ventimiglia, ha annullato le assoluzioni dei Pellegrino per ‘ndrangheta rinviandoli a un nuovo giudizio d’appello (procedimento La Svolta). Il nuovo appello ha visto gli imputati Pellegrino e Barilaro Antonino condannati (Pellegrino Giovanni 10 anni e 6 mesi, Maurizio 10 anni, Roberto 9 anni e tre mesi, Barilaro Antonino 7 anni). In parallelo, sempre a seguito dell’annullamento delle assoluzioni da parte della Cassazione, il nuovo appello Maglio 3 ha condannato per 416-bis anche gli altri soggetti legati e imparentati ai Pellegrino, e cioè Pepè Benito, Barilaro Francesco, e Barilaro Fortunato (tutti e tre alla pena di 6 anni di carcere).
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.