Lo stress in Polizia. La denuncia del Siap

Genova – Il crollo del Ponte Morandi, nella sua tragicità, deve essere lo spunto per parlare di un problema che accompagna gli agenti di Polizia nelle lunghe e spesso difficili condizioni di lavoro quotidiano.

Come accade per tutte le helping professions, lo stressderivante dall’aiuto o dal tentativo di aiuto a persone in imminente difficoltà è tale che, se trascurato, può provocare patologie che in più di un caso hanno portato al suicidio.
Le categorie cui si fa riferimento sono i medici, gli infermieri, le forze di polizia, i vigili del fuoco, e tutti coloro che in qualche modo sono impegnati a prestare aiuto ad altri.

Nonostante la predisposizione o la passione perla propria professione, a causa del lavoro logorante si possono sviluppare quadri clinici che spesso portano a stati d’ansia, tensione con gli utenti, errori professionali e depressione.
Per le forze dell’ordine la preoccupazione è maggiore ed è dettata anche dal fatto che portano l’arma di ordinanza e che, in caso di sofferenza psichica, è il primo strumento pronto per essere utilizzato contro sé stessi o contro gli altri.

È il Segretario del SIAP, Roberto Traverso, a sottolineare come sia urgente dare agli operatori di Polizia un supporto psicologico che permetta loro di superare situazioni difficili che si verificano durante gli interventi, siano questi di aiuto alla popolazione rimasta coinvolta in un crollo o nell’attività quotidiana di monitoraggio del territorio.
Per il Ponte Morandi, aggiunge Traverso: “La sensibilità del Questore, con cui ho parlato nelle ore successive al disastro, è stata ripagata da parte del Dipartimento nel solito modo. Hanno mandato a Genova un gruppo di medici che hanno attivato il supporto psicologico su base volontaria. L’intervento del supporto psicologico dovrebbe essere continuativo e soprattutto non dovrebbe essere normato al pari di una patologia psichiatrica”.

In effetti la norma – l’articolo 48 del Dpr 782 del 1985 – obbligherebbe in automatico l’amministrazione a lasciare a casa, in via precauzionale e per un periodo più o meno lungo, il personale che è stato esposto a traumi psichici come i recenti fatti di Genova.
È evidente che se i poliziotti che sono intervenuti nel dramma del ponte sul Polcevera dovessero essere sottoposti all’articolo 48 ci troveremmo 150-200 poliziotti in meno sul territorio, dall’oggi al domani.
Lo stress da lavoro correlato non è una patologia, e invece l’articolo 48 prevede il ritiro dell’arma, del tesserino, delle manette, ed è correlato a una patologia.

“Visto che dal 1996 noi ricopriamo anche il ruolo di Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, chiederemo l’elenco di tutti i colleghi che sono stati esposti al dramma del Morandi e, partendo dal presupposto che la normativa debba essere rivista,  e che i colleghi devono potersi approcciare senza la paura di essere lasciati a casa, chiederemo a Regione Liguria di metterci a disposizione da subito uno sportello di psicologi che possano aiutare i tanti colleghi intervenuti nel crollo del Ponte Morandi. Ripeto: senza correre il rischio di vedersi sospesi dal lavoro”, conclude Traverso.

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