Amianto nelle macerie del Morandi? La risposta di Arpal non convince i Vigili del Fuoco

GenovaSono circa 3.000 gli oggetti d’uso quotidiano dove l’amianto ha trovato impiego.
Parliamo di asciugacapelli, frigoriferi, guanti da forno, ferri da stiro, stufe, vasi da fiori, poltrone di design e pavimenti in vinil-amianto.
L’uso più massiccio è avvenuto in edilizia, negli anni tra il 1960 e il 1983, quando l’amianto veniva addirittura spruzzato come rivestimento antincendio sulle travi metalliche o di cemento armato.
Largamente usato sottoforma di fibrocemento, il famoso Eternit, serviva per la costruzione di pannelli divisori, usati per esempio in scuole e ospedali, o per le coperture di edifici industriali sottoforma di lastra, o per le condotte dell’acqua, o nelle canne fumarie.
Questo fino agli anni ’90, quando l’Italia, con la legge n.257/1992, mette al bando tutti i prodotti contenenti amianto vietandone l’estrazione, l’importazione, la produzione e la commercializzazione.

Eppure oggi, a ventisei anni dall’esilio, nel nostro paese ci sarebbero ancora 58milioni di metri quadrati di amianto di copertura a minacciare la nostra salute. Secondo il rapporto di Legambiente “Liberi dall’amianto?”, infatti, gli edifici bonificati sarebbero solo 6.869 su un totale di 370mila nei quali è stata ritrovata traccia di amianto.

Alla luce di questi dati, la denuncia dei Vigili del Fuoco sulla possibile presenza di amianto tra i detriti del Ponte Morandi non può passare inosservata: “Chiediamo un monitoraggio costante del luogo dove è avvenuto il crollo, perché si tratta di un cantiere in continua evoluzione”, precisa Davide Palini, coordinatore regionale USB dei Vigili del Fuoco.
Il riferimento è ad alcuni pezzi di cemento sospetti, trovati proprio dai vigili del fuoco nel cratere, ma liquidati da Arpal come normale cemento. È lo stesso Giacomo Giampedrone, Assessore regionale alla Protezione Civile, a rendere noti i risultati delle analisi.
Una sola analisi è un po’ poco. La quantità di cemento è enorme e le polveri ci sono. Noi chiediamo la verifica costante di un’eventuale presenza di amianto“, ribatte Palini che fa rilevare come potrebbe esserci un problema di salute non solo per chi sta lavorando alla rimozione delle macerie, ma anche per la popolazione genovese in generale, tenuto conto del fatto che questi materiali si spostano per la città sui camion che li portano al deposito, in un’area vicino ai magazzini “Metro” di largo Gandolfo.
“Chiederemo l’intervento del Sindaco perché non ci accontentiamo di questa risposta di Giampedrone”, conclude Palini.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

One thought on “Amianto nelle macerie del Morandi? La risposta di Arpal non convince i Vigili del Fuoco

  1. Giusto effettuare misurazioni multiple su differenti campioni.. e non solo con la microscopia ottica. Le polveri sono pericolose anche senza amianto. spero che i nostri preziosi vigili siano stati dotati di tutte le precauzioni proporzionate alla gravità ed urgenza della situazione. Le risorse economiche per la difesa civile ci sono. Ad esempio i 2.8 milioni di euro spesi ogni ora in Italia per la difesa militare…

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