Processo Mendes: lo studio delle macchie di sangue nell’analisi della scena del crimine

Genova – BPA è l’acronimo di  bloodstain pattern analysis, cioè lo studio della formazione delle macchie di sangue sulla scena di un crimine.
Si tratta di una branca delle scienze forensi che permette di ricostruire la dinamica di un delitto proprio attraverso le tracce ematiche.
Per Genova è una novità. È una tecnica innovativa utilizzata in casi di rilevanza nazionale come il delitto di Cogne o quello di Erba“, precisa Nicola Caprioli, criminalista e consulente della difesa di Alessia Mendes, che poi aggiunge: “In questa situazione ci è sembrata l’unica tecnica utilizzabile per ricostruire i fatti”.

Stiamo parlando del caso della ballerina transessuale che nel giugno 2017, al Campasso, dopo l’ennesima lite violenta ha ucciso il marito, Alessio Rossi, denunciato e indagato due volte per maltrattamenti.
Un delitto senza testimoni e la BPA, infatti, entra in gioco molto spesso per ricostruire la dinamica di eventi come questo: “Non essendoci testimoni e non essendoci nessun altro tipo di informazione, l’unica tecnica applicabile era proprio questa”, continua Caprioli“si vanno a studiare le caratteristiche delle macchie di sangue: grandezza, morfologia, distribuzione all’interno degli ambienti, posizione e quantità. È una tecnica molto particolare che gli appassionati di serie crime conosceranno per il telefilm Dexter. Si tratta certo di un’esagerazione rispetto a quelle che sono le caratteristiche di questa tecnica, ma il metodo di applicazione è quello che viene mostrato”.

Nei casi di crimini violenti, a volte il sangue o le tracce ematiche sono l’unico elemento che ti possono dare un’informazione rispetto ai fatti avvenuti all’interno di un’abitazione, rispetto ai movimenti, agli spostamenti dei soggetti e a come hanno interagito”, sottolinea il criminalista che subito tiene a puntualizzare: “Ad oggi rimane l’unica tecnica di crime scene recostruction che si basa su degli elementi oggettivi e non sull’interpretazione del soggetto che va ad applicare la tecnica”.

Foto: International Association of Bloodstain Pattern Analysis

Ma cosa si riesce davvero a capire dalle macchie di sangue?
“Più che alcune caratteristiche, come l’altezza dell’aggressore, che sono cinematografiche, si riesce a capire come si sono mossi i soggetti all’interno dell’ambiente e quale può essere stata la loro posizione durante la lotta. 
La BPA può essere utilizzata per confermare o screditare la versione fornita dall’aggressore o da un testimone
: le tracce ematiche non mentono”, commenta Caprioli.

Un’analisi della scena del crimine che è meglio effettuare nell’immediatezza dei fatti.
Spiega ancora il criminalista: “L’ideale sarebbe quello di avere un esperto in loco che entri sulla scena del crimine subito dopo i rilievi della polizia scientifica. Negli USA, dove questa tecnica si è diffusa in maniera capillare negli ultimi vent’anni, i grossi dipartimenti di polizia hanno al loro interno un esperto di BPA che interviene subito perché, per esempio, quando si devono andare a campionare le tracce ematiche sulla scena di un crimine l’esperto riesce a riconoscere se quei pattern ematici sono stati generati da azioni diverse. Se c’è una colluttazione corpo a corpo con un coltello e una spranga di ferro, lo schizzo che si va a generare è completamente diverso e quindi anche la tamponatura di questa traccia potrebbe dare delle informazioni circa i soggetti che hanno partecipato all’azione criminosa”.

Con la BPA, infatti, è possibile andare a ricostruire anche qual è l’arma del delitto utilizzata.
“Nel delitto di Cogne, uno dei tentativi è stato proprio quello di ricostruire le macchie ematiche per capire la tipologia dell’arma del delitto”, conclude Caprioli.

L’analisi della scena tramite bloodstain pattern analysis, può essere effettuata anche attraverso lo studio dei video e del materiale fotografico realizzati durante il sopralluogo delle forze dell’ordine.
Nel delitto del Campasso, per ricostruire la dinamica attraverso la BPA, il consulente della difesa ha analizzato sia direttamente i luoghi, l’appartamento e la scala, sia le fotografie scattate dalla polizia scientifica il giorno stesso.
Un anno di indagini che si sono chiuse a maggio 2018, una tecnica che ha una parte importante in questo processo.
Dichiara Rachele Selvaggia De Stefanis, l’avvocato della difesa di Alessia Mendes: “Abbiamo condizionato la richiesta del rito abbreviato all’escussione sia del mio medico legale che del consulente sopralluoghista. Oggi in udienza li sentiremo entrambi, insieme al consulente del Pubblico Ministero che è poi il medico legale che aveva proceduto anche all’autopsia. In ottobre ci sarà l’udienza di discussione, con le requisitorie del PM, della difesa e della parte civile – il padre di Alessio Rossi si è costituito parte civile – e si dovrebbe arrivare già alla sentenza. Noi confidiamo in un esito positivo”.

Simona Tarzia
[vc_video link=”https://youtu.be/071Fp2sZFFI”]

Potrebbe interessarti anche:

Scena del crimine

 

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *