Scricchiolii sinistri, l’assioma del ponte

Siamo ai saluti. Siamo ai saluti per il commissario per l’emergenza Giovanni Toti. Il 14 settembre, venerdi’ 14 settembre, sarà passato un mese dalla tragedia del ponte Morandi. E, per chi crede alla cabala, sarà come se si trattasse di un qualunque venerdì 17, o peggio di quell’11 settembre del 2001, giusto diciassette anni fa, un qualunque martedì in cui tutto è cambiato.
Tante, molte, forse troppe coincidenze, per Genova, la nostra città. E per tutti coloro che credono alla legge cabalistica dei numeri applicati ai fatti e ai misfatti. Percio’ venerdi’ sarà il giorno della memoria per la nostra città e tutti i genovesi, con la cerimonia in ricordo delle 43 vittime. E sarà un venerdì di passione per i protagonisti della resurrezione. O meglio, per quelli che avrebbero dovuto o potuto esserlo. Perche’ il governatore Giovanni Toti, il commissario per l’emergenza che avrebbe dovuto, almeno secondo la logica e le speranze di tanti genovesi – non tutti per carità – ampliare i propri poteri, sovrintendendo anche alla demolizione della parte restante del Morandi, e alla ricostruzione del nuovo ponte, diventando anche il commissario per la ricostruzione, si sta preparando  ad accomiatarsi dopo aver battibeccato in lungo e in largo con il duo pentastellato emergente formato dal vicepremier Luigi Di Maio e dal ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli.

Alice Salvatore M5S
Alice Salvatore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il messaggio contenuto nel lungo comunicato licenziato da Alice Salvatore la  leaderina dei Cinque Stelle in Regione, era, del resto, abbastanza chiaro. Sino a risultare per molti l’avviso di licenziamento. Nel frattempo proprio Toninelli, presentando il decreto per Genova, in un’intervista rilasciata all’ Huffington post aveva fatto capire che Venerdi’ per Toti sarebbe stato il giorno del benservito. E che come commissario della ricostruzione sarebbe stata scelta un’altra persona.

Del resto gli scontri che da una settimana a questa parte si sono susseguiti sono stati cruentissimi e all’arma bianca. E il clima si è via via fatto tossico e sempre più irrespirabile dall’8 di settembre. Altra data fatidica, in cui il premier Giuseppe Conte pare sia riuscito addirittura a far confusione fra il giorno dell’armistizio e quello della liberazione, il 25 aprile di due anni dopo. Ma ormai è così la new age verdeoro è riuscita a rileggere storia e a dare interpretazioni surreali di storia e geografia, se non addirittura della Carta Costituzionale.

Giovanni Castellucci
Giovanni Castellucci

Comunque l’8 settembre di quest’anno il commissario per l’emergenza e governatore Giovanni Toti avrebbe deciso di concedersi, per il compimento del suo cinquantesimo anno, una festa con i fiocchi, mettendo a frutto il suo incarico e, magari, cercando pure di portarsi avanti, tenendo conto del grido di dolore proveniente dai genovesi e da molte categorie.  Dagli imprenditori ai commercianti, dagli albergatori ai tramvieri. Tutti preoccupati per le ripercussioni che il blocco del traffico avrebbe creato, incidendo pesantemente anche sull’economia della città. Così ha convocato di sorpresa una conferenza stampa per presentare quello che avrebbe dovuto essere il nuovo ponte Morandi, abbracciando in Toto il progetto di Renzo Piano e coinvolgendo nella ricostruzione realtà genovesi e liguri come Ilva e Fincantieri. Probabilmente sarebbe stato sufficiente già cosi’, perche’ quella cosa fosse vissuta dalla componente pentastellata del governo come uno sconfinamento. Però Toti deve aver pensato di avere la situazione ormai in pugno e ha provato il tutto per tutto, invitando al tavolo delle eminenze grigie anche Giovanni Castellucci l’Ad di Autostrade, proprio in quel giorno fresco iscritto nel registro degli indagati con ipotesi di reato plurime. Poi c’è stato quel sinistro presagio del modellino collassato proprio a causa di un’incauto gesto – a questo punto potremmo dire uno dei tanti – dell’AD di Autostrade Castellucci. Ed è scoppiato il finimondo, visto che Di Maio e Toninelli, di coppia avevano più volte sostenuto che intendevano cancellare Autostrade non soltanto per quanto riguarda la concessione, ma anche e soprattutto, per la ricostruzione del ponte.

Danilo Toninelli
Danilo Toninelli

Così è stato tutto un crescendo con un vortice di dichiarazioni accuse, prese di distanza, puntualizzazioni e repliche. Tutto e’ cominciato con un cinguettio velenoso del ministro alle infrastrutture “Il presidente Toti si preoccupi di far rientrare in casa gli sfollati per riprendersi gli effetti personali e di dar loro un nuovo alloggio. Non faccia politica su #Genova. Autostrade sborserà il danaro, come suo dovere, ma non ricostruirà il ponte che ha fatto crollare”. Per rincarare ancora la dose con una dichiarazione sullo stesso tema : “Non c’è alcun contrasto con le autorità regionali, c’è semplicemente il presidente Toti che, purtroppo, invece di fare il commissario per l’emergenza e quindi impegnarsi al massimo per ridare nuovi alloggi agli sfollati e farli entrare per qualche ora nelle abitazioni per prendere gli effetti personali, sta facendo politica sul caso Genova”.

E tempestiva risposta del Governatore “Mi sembra che Toninelli dovrebbe preoccuparsi del suo ministero non di quello che faccio io, anche perché la composizione della commissione del Mit sta diventando complicata, i commissari ruotano più velocemente che in una partita di calcio”. E chiarire ulteriormente al margine del forum Ambrosetti a Cernobbio “Il ministero delle Infrastrutture in questa vicenda si dimostra un colabrodo, credo che la Regione e il Comune Genova debbano essere protagonisti. E questo rientra anche nel percorso delle richiesta di più autonomia. Se Toninelli leggesse le relazioni saprebbe che stiamo lavorando con tempi mai sperimentati in questo paese. Se le persone non possono rientrare nelle case per recuperare i loro effetti personali è perché le case non sono sicure, quella è area rossa. Stiamo predisponendo un monitoraggio della struttura del ponte come il ministro sa bene”.

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

E ovviamente, quando scorre, metaforicamente, il sangue l’attenzione del pubblico si coagula. Percio’, prima le parole della Salvatore, quasi di trattasse di una velata minaccia, poi l’intervista di Toninelli sul decreto, facendo intendere non solo che Autostrade sarà sicuramente esclusa, ma anche che il nome di Toti, come commissario per la ricostruzione non comparirà. Sino alla più recente presa di posizione di “Libero”, giornale vicino al centrodestra, in cui il Toti, ascoltato ieri in conferenza stampa e parecchio dimesso, ricompare ringalluzzito e battagliero nel rispondere a Toninelli ma, probabilmente, già consapevole che la partita è ormai irrimediabilmente compromessa. Comunque, perso per perso, il Governatore dispensa un po’ di altro nettare tossico “Danilo Toninelli mi insegue con i tweet, non so perché ha questa fissa, si vede che non c’è la moglie a casa”. Dietro la battuta velenosissima, il governatore della Liguria Giovanni Toti sospetta che dietro la battaglia dei grillini (vicepremier Luigi Di Maio) contro di lui sulla ricostruzione del ponte Morandi di Genova ci sia qualcosa di grave. “Non è interesse di nessuno trasformare un ministro in giudice – spiega il governatore forzista in una intervista a Repubblica -. In una situazione così drammatica, con 43 morti e il rischio di danni all’economia con perdite di posti di lavoro, bisogna essere seri. I giudici devono fare giustizia. Il governo, la Regione e il Comune devono garantire che i cittadini possano continuare a vivere la loro città. Altrimenti salta il sistema. E qui è già abbastanza saltato”. Del governo, fronte grillino, preso nella guerra contro Autostrade per l’Italia, “ho sentito cose abbastanza vaghe, spesso dissociate dalla realtà dei fatti e del diritto. Una gazzarra inconcludente”. “Forse la polemica – è il sospetto del governatore – serve a mitigare un po’ di errori che ci sono stati. Una commissione che continua a cambiare perché ogni giorno qualcuno si dimette non è un buon inizio per accertare la verità su quello che è successo”. Ma si va un passo oltre, parlando di tentativo di “azzoppare politicamente” il governatore e commissario per l’emergenza, l’anello di congiungimento tra Forza Italia e Lega: “Non voglio essere andreottiano, perché a pensar male si fa peccato e non voglio peccare”. Insomma, fin qui la contraerea difensiva di un giornale amico, ma l’imoressione generale è quella che il Governatore preparo una dignitosa uscita di scena lasciando sul campo qualche mina pronta ad esplodere per accogliere i vincitori. E quel “qualche cosa di grave” potrebbe essere giusto la gestione di quei milioni che il Governo si accinge ad erogare con munificienza per la ricostruzione, ma anche per le grandi opere. In fin dei conti per Toninelli e il vicepremier Di Maio il governatore della Liguria si sarebbe giocato la loro fiducia continuando a puntare su Autostrade nonostante vi fossero stati ripetuti avvertimenti che loro volevano fuori dai giochi, e soprattutto impossibilitata ad avvicinarsi alla nuova pioggia di milioni di euro la lobby della famiglia Benetton.

Matteo Salvini
Genova, elezioni europee 2014: Matteo Salvini visita il campo rom abusivo di Cornigliano

Insomma Toti avrebbe giocato al rialzo, confidando troppo in se stesso e in una mal riposta smania degli amici leghisti di proteggerlo per dimostrare ancora una volta agli alleati pentastellati la loro suoremazia nell’esecutivo. Solo che ha sbagliato, evidentemente, l’interpretazione della fase politica. E, alla fine, avrebbe perso. Strano destino, quello del governatore Ligure. Ancora un volta a un passo dalla consacrazione nazionale con un piede d’appoggio che fa cilecca. E lo fa precipitare. Insomma il capitano Matteo Salvini, con il quale Toti si è lasciato ritrarre tante volte nell’occasione specifica, non gli avrebbe teso la mano sperata. Un po’ per punire Toti, ultimamente troppo ondivago, tra Lega i Fratelli d’Italia della Meloni – con la quale ha fatto un degli ultimi selfie a Roma – e un po’ per quella questione sempre aperta con Forza Italia, con Berlusconi, ma ancora di più con Tajani, che in occasione della sua ultima visita a Genova, paternamente gli ha messo una mano sulla spalla. Troppe questioni irrisolte e troppi riposizionamenti e schiacciatine d’occhio, in definitiva avrebbero finito per nuocere. Specie se all’orizzonte ci sono ancora elezioni a breve termine. E il Toti aiutato a risorgere e imporsi avrebbe potuto poi rivelarsi un avversario, e non più un alleato, di tutto rispetto. Da cio’ l’evidente imperativo: se si trova con l’acqua alla gola per prima cosa occorre evitare di aiutarlo a tornare a galla e restare a guardare per vedere come va a finire.

Edoardo Rixi
Edoardo Rixi

E, come se non bastasse, nemmeno l’ex vice presidente della giunta regionale, il leghista Edoardo Rixi, pur volendolo, potrebbe aiutarlo a risalire. Perché, ammesso e non concesso che così fosse stato, lui è sottosegretario proprio nel dicastero di Toninelli. E, dunque,,di portarsi la guerra in casa non ne avrebbe assolutamente convenienza. Cosi, in una intervista a un quotidiano locale si sarebbe limitato a sostenere senza spingere troppo, comunque, che il Governatore sarebbe stato il migliore in grado di gestire tutta la situazione.

E poi Toti ha, comunque, questa sindrome strana ma ben precisa. Quella di chi sembrerebbe destinato per tutta la vita a rimanere il delfino di… . E, al momento del grande salto finisce per fidarsi troppo di se stesso, come ad autocompiacersi della propria bravura. Così, inevitabilmente, l’ascesa, a qualche istante dalla vetta, si trasforma in una rovinosa caduta. Ed e ciò che è sempre regolarmente accaduto. Sin qui le strategie, gli errori e gli aggiustamenti di traiettoria delle parti in causa.

Di battista e Fico
Alessandro Di Battista e Roberto Fico

Per quanto riguarda il clima, in cui tutto ha avuto il suo svolgimento, mi resta da dire che i sondaggi danno la Lega in aumento e i CinqueStelle in caduta libera, con tanto di fazioni all’interno, fra il duo Toninelli e Di Maio, irriducibili nei confronti del Pd e, sul versante opposto, l’abbinata fra il Presidente della Camera Roberto Fico e il risorto Alessandro Di Battista, pronto a ridiscendere in campo – che al contrario qualche scivolamento verso Nicola Zingaretti, o Maurizio Martina e soci potrebbero prenderlo in considerazione. E il patto di sopravvivenza stilato fra il capitano Salvini e i suoi due alleati del governo verde oro,  deve essere stato proprio quello in cui ognuno pensa ai populismi suoi. Perciò Salvini, imperante nella sua campagna contro magistratura e immigrati. E, sul versante opposto, Di Maio e Toninelli fustigatori e vendicatori nei confronti di Autostrade. E tutti insieme appassionatamente uniti nella battaglia contro i supposti poteri forti: banche, lobby di impresa, case farmaceutiche e presunte caste. A piacere… dai magistrati ai giornalisti, fino ai politici vecchio stampo e ai commercianti. Per arrivare alle imprese che gestiscono la vendita nei centri commerciali sino alle grosse cooperative di consumatori. False, o meno.

Nel frattempo all’orizzonte, in mezzo al pantano di tanti interessi particolari, rimane il vaso di coccio della nostra città. Con un futuro, neanche a farlo apposta, plumbeo. Un futuro per il quale, come successore di Giovanni Toti, si è fatto anche il nome del sindaco Marco Bucci. Quel Bucci che ad onta di essere stato petcepito, anche recentemente, come l’estensione o, a seconda dei casi il prolungamento esecutivo di Toti, tornerebbe ad essere quello di prima delle comunali. Quando era stato prescelto ed indicato come l’uomo nuovo per il centrodestra dall’allora vicepresidente della giunta regionale Edoardo Rixi, fedele leghista alla corte di Salvini, approdato più recentemente al dicastero di Toninelli come sottosegretario, proprio in virtu’della,provata fedeltà nonostante un procedimento giudiziario ancora aperto. Un Bucci che comunque, proprio ieri, per evitare ulteriori strascichi polemici, si è fatto da parte dicendo di non essere affatto stato contattato dal ministero.

ingorgo

Un’altra frenata, nonostante  l’incombenza dell’inizio delle scuole, che genererà caos nel già fibrillante sistema della viabilità, e del Salone Nautico che aggiungerà fibrillazione a fibrillazione.

Alla fine è presumibile che a Bucci venga dato l’incarico di Commissario all’emergenza limitandolo, però, esclusivamente al compito di gestire lo sgombero e le necessità degli sfollati. Mentre la più impegnativa incombenza di ricostruire scegliendo, o riscegliendo archistar, progetti e parti in causa, venga riaffidato al nuovo provveditore per le opere pubbliche che dovrebbe essere nominato dal ministero alle infrastrutture a breve, in sostituzione del predecessore provveditore alle opere pubbliche di Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta Roberto Ferrazza, finito nel corposo elenco degli indagati dalla procura genovese, insieme all’AD di Autostrade Giovanni Castellucci. E, trattandosi di molti quattrini,  è presumibile che il ministro, il,vicepremier e la loro componente pentastellata vogliano esercitare sulla questione un controllo diretto.

Naturalmente sull’intera querelle si stanno già scontrando sui social i giustizialisti, anti-Toti, sanguinari e vendicativi sin dall’inizio, e coloro i quali avrebbero preferito prima di togliere la concessione ad Autostrade un qualche pronunciamento della procura. Anche perché in uno stato di diritto e garantista una comunicazione di inizio indagine non vale assolutamente una potenziale sentenza di colpevolezza. Ma questo è lo stato delle cose. E gli interessi politici particolari, in molti casi, hanno la meglio sugli interessi più generali della collettività. Il che significa, in poche parole, che, a livello nazionale e in questa particolare fase politica, le esigenze di noi genovesi sono passate sicuramente in secondo piano. Sacrificate nel gioco e nella pretesa di conquistare appannaggi illimitati e anche una ipotetica fetta di elettorato.

Renzo Piano e Marco Bucci
Renzo Piano e Marco Bucci

Dicevo perciò che dovremo prepararci a giorni e mesi bui. In cui per quel ponte, da ricostruire in tempi strettissimi, verrà, probabilmente, rimesso tutto in discussione. Ad iniziare dal modo per approvare e scegliere il progetto. E a questo punto, visto lo stato confusionale, non è detto che Renzo Piano, altro convitato alla festa di compleanno di Toti, non venga esautorato. E quell’8 settembre, coinciso con il mezzo lustro di Toti, non passi alla storia, a seconda delle parti in commedia, più che come la ricorrenza della data dell’armistizio, con un’Italia divisa e in rotta, come il giorno della sconfitta e della capitolazione della nostra città. O, vista dalla parte dei CinqueStelle, come del resto ha vaticinato il capo del Governo, il confusionario professor Giuseppe Conte – che non a caso è quanto mai una loro creatura – come il momento della Liberazione e della smania di ricostruire. Che poi sia un ponte o addirittura tutto il paese potrebbe persino apparire – sempre a seconda dei punti di vista – un particolare addirittura secondario.

E comunque visto che non ci rimane che piangere e per non piangerci addosso cerchiamo di gettarla in satira, che tanto peggio di così…. Doppio post di Anna C’è, mia amica social particolarmente acuta: “Lo hanno preannunciato come decretone perché decretino era troppo realistico”. E, a concludere: “Autostrade replica al ministro Toninelli – I giorni cantieri dal 2015 al 2018 sono stati ben 926, pari ad una media settimanale di 5 giorni cantiere su 7 giorni. Escluse, quindi le giornate del sabato e di domenica, in piena coerenza con le linee di governo”

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.

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