Genova – Bastava un minuto, dalle 11.36 alle 11.37, e un decreto per la nostra città fatto di tempi certi, garanzie, cifre.
Nero su bianco.
Ne è nato un carrozzone che ha chiuso strade già intasate, messo divieti, costruito palchi, dove si sprecheranno discorsi e promesse. Tutto così social, come dovrebbe essere in effetti un ponte, ormai in pezzi, che ha il compito di mettere in comunicazione le persone.
Crolla il Morandi e dopo la solidarietà a caldo, e per alcuni a comando, si scatena la guerra fra istituzioni locali e nazionali e irrompono i discorsi fatui della politica che pensa ai voti e non alle persone.
Parlano tutti in questo rumore che sa di declino.
Siamo tra la gente, quella comune, l’unico posto dove ci sentiamo a nostro agio.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.