Genova – “Italia in comune è un progetto nato da un’idea di Renzo Pascucci, e in origine era una rete di amministratori che volevano scambiarsi buone pratiche”.
Comincia così l’intervento di Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma, nella Sala Montale del Carlo Felice, e cercando nella platea i volti di chi è stato espulso o autonomamente è uscito dal Movimento di Grillo ricorda “il tema delle buone pratiche era al centro della teoria di quello che poteva essere e non è stato”.
C’era bisogno di un nuovo partito? Valutando la situazione generale probabilmente si. I due Blocchi principali, la Lega di Salvini e il M5S a Guida Di Maio, godono del gradimento della maggioranza degli italiani, Salvini ha trovato nel tema migranti la sua narrazione vincente, il M5S cerca di offrire una nuova lettura nel modo di fare politica. Il Centro Destra conta i pezzi e rimane al palo dopo che Salvini ha imboccato la strada del contratto con il M5S. Il Partito Democratico cerca se stesso in attesa di un congresso che, a parer nostro, non sarà risolutivo. Matteo Renzi, nonostante abbia dilapidato il suo fantomatico 40%, tiene in ostaggio un partito che non lascia intravvedere personalità di spicco che possano traghettare il partito nell’immediato futuro.
È in questo contesto generale che il partito Italia in comune cerca consensi. Partire dai territori, dalle esperienze degli amministratori locali, per concertare una serie di iniziative condivise che facciano delle ” buone pratiche” un tema condiviso. Il progetto è sicuramente interessante, il perimetro politico straordinariamente ampio perché include le posizioni liberali europeiste, i moderati in senso allargato e pesca in un serbatoio di scontenti che va dal PD ai fuori usciti del M5S. Un perimetro grande, forse troppo. “Potevamo partire dal programma”– continua Pizzarotti- “sarebbe stato più semplice”. Ci chiediamo come possano convivere nello stesso contenitore, pensando al nostro territorio ad esempio, posizioni NO Gronda con esponenti più favorevoli alle grande infrastrutture. Compilare una lista per le prossime regionali con così tante opinioni incompatibili sarà veramente una sfida.
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Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.
Sinceramente no, non se ne sentiva davvero il bisogno
Bisogna vedere cosa ne sarà del PD e di Forza Italia. Certo, la scelta di fare un partito è un segnale politico inequivocabile. Prendere le distanze da Comitati spontanei e Liste Civiche. Staremo a vedere.