50 anni persi. Risale al 1968 la proposta di realizzare 37 chilometri di ferrovia metropolitana a Genova

Genova – Era il lontano 1968 quando la rivista specializzata “Ingegneria ferroviaria” pubblicava sul numero di aprile un articolo sulle possibilità di incremento del trasporto metropolitano genovese.

L’idea, giudicata dai proponenti “di grande serietà tecnica ed economica”, fu portata in discussione in Senato da Gelasio Adamoli – Senatore e già consigliere comunale genovese -, Carlo Cavalli – Senatore e già consigliere comunale genovese – e dal Senatore Giacomo Ferrari, ma si concluse con un nulla di fatto sebbene si sottolineasse che si trattava di un’opera “la cui importanza, per la funzione nazionale che ha la città di Genova per il suo porto, le sue grandi industrie, le sue attività commerciali di importazione e di esportazione va oltre le esigenze della popolazione genovese”.

Nella risposta al Sottosegretario Arcangelo Florena, Adamoli, che aveva ben presente come l’Italia fosse lo Stato dove i servizi metropolitani si presentavano sempre in ritardo, non si lasciò sfuggire una precisazione importante.
E, infatti, si legge: “Noi proponiamo, nell’interrogazione che abbiamo presentato,  di servirci delle linee ferroviarie che già esistono a Genova, alcune delle quali sono in disuso, mentre altre sono limitatamente utilizzate, per creare un servizio metropolitano ferroviario che, di fronte alla spesa di 272 miliardi – quale sarebbe quella per la creazione di una metropolitana autonoma – verrebbe a costare soltanto 10, 15 miliardi: e con ciò noi potremmo risolvere il problema in modo soddisfacente“. 

La proposta, dicevamo, rimase inascoltata e fu lo stesso Adamoli a notare che: “Circa la soluzione del problema dei trasporti ferroviari metropolitani a Genova, mi pare che, attraverso la risposta dell’Onorevole Sottosegretario, non r1isulti che il progetto sia stato esaminato con l’attenzione che esso merita“.

Quando si dice “perdere il treno”…

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.

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