900 richiedenti asilo respinti dall’Australia sono prigionieri nell’isola di Nauru

Medici Senza Frontiere (MSF) condanna fortemente l’improvvisa decisione del governo di Nauru di far cessare i servizi di assistenza psicologica che l’organizzazione medico-umanitaria porta avanti e di cui i richiedenti asilo, i rifugiati e la comunità locale hanno disperatamente bisogno. Le condizioni psicologiche dei rifugiati sull’isola sono “al di là della disperazione” e per questo MSF chiede la loro immediata evacuazione e la fine della politica australiana di detenzione extraterritoriale.

Quasi tutti i 900 richiedenti asilo e rifugiati a Nauru, inclusi 115 bambini, sono stati sull’isola per più di cinque anni, senza un processo o la prospettiva di essere ricollocati. “Cinque anni sono molti, troppi, non importa quale fascia di età essi tocchino. Molti dei giovani presenti sull’isola, arrivati adolescenti, si sono trovati in una condizione di stallo. Non possono studiare e anche le possibilità di lavoro sono estremamente limitate. In una parola: non c’è futuro, né c’è certezza sul se, quando e dove questo futuro possa riprendere da dove è stato interrotto” dichiara Sara Giorgi, psicologa di MSF che ha lavorato nell’isola di Nauru.

Come confermato dalle analisi mediche di MSF, i pazienti rifugiati vivono in un circolo vizioso di profonda disperazione, e molti hanno perso la voglia di vivere. Tra loro, almeno 78 pazienti visitati da MSF hanno avuto istinti suicidi e/o sono stati coinvolti in azioni suicide o hanno avuto episodi di autolesionismo. Bambini di 9 anni hanno detto alle équipe di MSF che preferirebbero morire piuttosto che vivere senza speranza a Nauru. Tra i pazienti più gravemente malati ci sono quelli separati dalle loro famiglie come risultato della politica migratoria australiana.

“È assolutamente vergognoso sostenere che il supporto piscologico di MSF non è più necessario. La salute mentale dei rifugiati trattenuti a tempo indeterminato a Nauru è critica. Negli ultimi 11 mesi ho visto un allarmante numero di tentativi di suicidio ed episodi di autolesionismo tra le donne, gli uomini e i bambini rifugiati e richiedenti asilo che curiamodichiara il dr. Beth O’Connor, psichiatra MSF. “Particolarmente scioccante è la condizione di tanti bambini che soffrono della sindrome da astinenza traumatica, in cui la loro condizione peggiora al punto che sono incapaci di mangiare, bere o muoversi”.

Negli ultimi 11 mesi, gli psicologi e gli psichiatri di MSF hanno fornito assistenza cruciale per stabilizzare e gestire i sintomi di dozzine di pazienti. Ciononostante, nessuna soluzione terapeutica è possibile per le persone trattenute in modo indefinito a Nauru. “I nostri pazienti spesso descrivono la loro situazione come peggiore di quella di una prigione dove almeno sai quando potrai uscire”, continua il dr. O’Connor di MSF.Mentre, secondo il mio giudizio professionale, non c’è soluzione terapeutica per questi pazienti fin quando saranno intrappolati sull’isola. Temo che il ritiro dell’assistenza psichiatrica e psicologica da Nauru costerà vite umane”.

Nonostante molti dei rifugiati a Nauru abbiano subito traumi nei loro paesi di origine o durante il viaggio, è la politica del governo australiano di detenzione indefinita che ha distrutto la loro resilienza e ogni speranza di condurre delle vite sicure e significative. “Anche in questa parte del mondo ci sono situazioni simili a quelle dell’isola di Nauru. Migranti e rifugiati sono intrappolati nel campo di Moria a Lesbo e nei centri di detenzione in Libia. Quello australiano è un modello inumano che non dovrebbe mai essere preso come esempio a cui guardaredichiara la dott.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF Italia.Non sono gli psichiatri e gli psicologi di MSF che dovrebbero lasciare Nauru; sono le centinaia di richiedenti asilo e rifugiati che l’Australia ha trattenuto sull’isola per gli scorsi cinque anni che dovrebbero lasciarla”, e quindi precisa: “Anche da questa parte dell’oceano ci sono situazioni simili a quelle dell’isola di Nauru. Migranti e rifugiati sono intrappolati nel campo di Moria a Lesbo e nei centri di detenzione in Libia. Quello australiano è un modello inumano che non dovrebbe mai essere preso in considerazione”.

È dal 2001 che l’Australia ha installato sull’isola un campo di accoglienza per portarvi gli immigrati clandestini che raggiungono l’Australia senza permesso via mare. L’operazione si inserisce nell’ambito del programma detto Pacific Solution per bloccare l’immigrazione clandestina e ridurre il numero dei richiedenti asilo che mettono piede nel territorio australiano.

 

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