Questa mattina, finalmente, gli sfollati del ponte Morandi rientrano in Zona rossa.
Una notizia che dovrebbe suscitare uno slancio di solidarietà e invece si nota, comune quasi a tutti, un atteggiamento poco incline al rispetto dell’intimità e molto vicino al voyeurismo di chi ferma l’auto in autostrada per guardare l’incidente mortale.
È questa la sensazione che ci lascia la vista dell’autobus scoperto che l’amministrazione ha previsto per accompagnare i giornalisti sotto casa di chi cerca di raccogliere i ricordi della sua vita precedente.
E così gli sfollati sono vittime due volte.
In un mondo troppo grande per non essere spietato, dove tutto fa spettacolo al punto che il virtuale si sovrappone al reale, stiamo perdendo la nostra umanità, anestetizzati nella mente e nel cuore.
Pensateci questa sera, quando rientrate nelle vostre case. Sicure. Sulle quali non incombono i resti malati di un ponte.
Ravera, Presidente del Comitato sfollati: “Sono basito”
D’Agostino, Comitato liberi cittadini di Certosa: “Questo pullman è piuttosto squallido”
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.